GIUDICE ORDINA IL REINTEGRO DI 33 LAVORATORI MA VODAFONE LI DICHIARA “RIASSUNTI”

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Il giudice del lavoro di Roma ha ordinato il reintegro di 33 lavoratori all’interno di Vodafone, ma la compagnia telefonica non solo li ha messi in mobilità, ma poi all’Inps li ha dichiarati “riassunti” e non reintegrati bloccando le indennità di disoccupazione. La vicenda è quella di decine di dipendenti della società Comdata Care, azienda che nel 2007 assunse centinaia di esternalizzati per i call center Vodafone. Licenziati, hanno vinto il ricorso per essere reintegrati dalla multinazionale (con sentenza esecutiva del Tribunale di Roma), ma non sono stati fatti rientrare al posto di lavoro e sono stati messi addirittura in mobilità. Ora rischiano anche di perdere i soldi dell’indennità di mobilità.
“La Vodafone – spiega l’avvocato Carlo Guglielmi che rappresenta i lavoratori – prima non ha rispettato la sentenza mettendoli in mobilità dopo soltanto un mese dalla vittoria in tribunale. Poi non l’ha rispettata di nuovo dichiarando all’Inps la riassunzione degli stessi e non il reintegro come stabilito dal giudice, non permettendo quindi, al momento, all’istituto di previdenza di poter erogare i soldi dell’indennità ai dipendenti licenziati poiché con questa formula, sbagliata, non hanno una continuità contributiva sufficiente per ottenere i soldi che gli spettano”. Una beffa doppia per i dipendenti che invece di essere reintegrati nell’azienda madre hanno perso il lavoro ed anche il paracadute temporaneo dell’indennizzo di mobilità: “Scriveremo una lettera di diffida alla Vodafone perché è inammissibile – dichiara Guglielmi – Devono inviare dichiarazioni che rettifichino questa situazione contributiva falsata, consegnando all’Inps la documentazione necessaria per l’indennità di mobilità”.
Ed i Cobas pensano anche ad una denuncia penale: “Questo fa il paio con una proposta di accordo del 25 maggio scorso, al limite della decenza – denuncia Serena Antonelli, rsu Cobas – con la quale si prometteva ai dipendenti licenziati un posto in Comdata Spa, l’azienda madre di Comdata Care, a patto che rinunciassero al ricorso contro il licenziamento in Vodafone entro il 15 giugno scorso”. “Da una parte si preme per addivenire ad un accordo in cambio della rinuncia a ricorrere contro il licenziamento – spiega l’avvocato Guglielmi – e dall’altro si toglie quel poco di ossigeno rimasto, l’indennità di mobilità, per essere ‘più convincenti’, facendo terra bruciata attorno al dipendente”. E gli argomenti della Vodafone sembrano aver fatto breccia in alcuni dipendenti vincitori del ricorso e poi licenziati : “Per tre dipendenti stiamo trattando in base a quell’accordo – continua Guglielmi – ma gli altri 25 hanno mandato una lettera dichiarando la propria disponibilità ad essere assunti in Comdata Spa rinunciando a qualsiasi cosa ma non alla libertà o meno di poter ricorrere contro il licenziamento in Vodafone.
Comdata Care ha già risposto che in questo caso non verranno ricollocati all’interno del Gruppo Comdata”. Nel frattempo Guglielmi ha cercato di avere le carte dalla Regione Lazio per capire quali criteri sono stati usati dalla Vodafone per questo licenziamento collettivo, e quindi capire gli estremi per il ricorso, ma la data ultima del 15 giugno è passata e le carte non sono ancora arrivate.
Nella lettera di risoluzione del rapporto inviata da Vodafone ai dipendenti si parla di “licenziamento collettivo per riduzione personale” e si afferma che il dipendente “era addetto ad un’attività cessata in Vodafone nel novembre 2007” motivando quindi in questo modo il licenziamento. Alla fine però si legge che “anche nella denegata e non creduta ipotesi che la cessazione dell’attività cui Lei era adibito fino al novembre 2007 non integri criterio necessario e sufficiente per la Sua collocazione in mobilità, egualmente Lei figura tra i 33 dipendenti in esubero”. Come dire: ti licenzio per questi motivi, ma anche se non è effettivamente così, ti licenzio lo stesso. “La lettera si contraddice da sola – Tra l’altro Vodafone si smentisce di nuovo perché fa un licenziamento per esubero collettivo di 33 persone ma poi – spiega Guglielmi – quando si accorge che 5 dipendenti non li può licenziare (perché si son sposati da meno di un anno o hanno figli di pochi mesi) non li rimpiazza con altri 5 ma ne licenzia solo 28. O è un licenziamento collettivo o una ritorsione nei confronti di quei dipendenti che hanno osato fare ricorso contro la Vodafone. Il testo della lettera parla chiaro e comunque quando si fa un licenziamento collettivo si devono rispettare una serie di parametri (anzianità, figli ecc) per stilare una graduatoria. Guarda caso nell’elenco dei licenziati risultano proprio i 28 che hanno vinto il ricorso nei confronti della Vodafone”.
E nella proposta di accordo del 25 maggio c’è un ‘messaggio’ anche per gli altri ricorrenti. Un centinaio hanno vinto anch’essi il ricorso per essere reintegrati in Vodafone il 5 giugno scorso e a luglio ed ai primi di ottobre ci saranno altri pronunciamenti del giudice del lavoro in merito ad altri ricorsi di altri dipendenti Vodafone esternalizzati che vogliono rientrare nell’azienda madre. Si legge nella proposta “il Gruppo Comdata, si impegna a porre in essere, una strategica integrazione organizzativa e funzionale tra Comdata Spa e Comdata Care Spa, attraverso un’operazione di fusione per incorporazione di Comdata Care Spa in Comdata Spa, da attuarsi entro il 2014. Tale fusione coinvolgerà coloro che saranno dipendenti di Comdata Care Spa al 31 ottobre 2012”, chi nel frattempo ha vinto il ricorso per essere reintegrato in Vodafone quindi è fuori e chi ha in mente di farlo ci penserà bene prima di andare in tribunale. “A parte la velata ‘minaccia’ nei confronti dei ricorrenti che hanno poi vinto a giugno e dei futuri ricorrenti – spiega Guglielmi – questa proposta è contra legem. Se si parla di incorporazione non ci può essere nessuna soglia di esclusione”. Prima dell’udienza del 5 giugno, denunciano i Cobas, “sono stati fatti dei veri e propri colloqui, al limite della sopportazione, con ogni singolo dipendente, per convincerli a ritirare i ricorsi prima dell’udienza. In merito è stato fatto anche un esposto all’spettorato del lavoro, del quale attendiamo di conoscere l’esito”.

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