A LONDRA ASSANGE RISCHIA L’ARRESTO, INTANTO L’ECUADOR PRENDE TEMPO

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Rifugiandosi nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra Julian Assange ha violato i termini della libertà dietro cauzione e se lascerà la sede della missione diplomatica del Paese sudamericano potrebbe essere arrestato. Lo ha fatto sapere la polizia britannica, precisando che i termini della cauzione prevedono un divieto di uscita nelle ore notturne. Agenti della polizia sono stati appostati davanti all’edificio che ospita la sede dell’ambasciata dell’Ecuador nel Regno Unito. Il fondatore di WikiLeaks si è rifugiato nella sede diplomatica, che è fuori dalla giurisdizione britannica, e ha chiesto asilo politico nel Paese sudamericano. Il governo di Quito ha fatto sapere che sta valutando la richiesta del 40enne australiano. La decisione di Assange arriva pochi giorni dopo la sentenza della Corte suprema britannica che ha rifiutato di riaprire il suo caso di estradizione in Svezia.
Assange era stato arrestato a Londra a dicembre del 2010 su richiesta della Svezia, dove è indagato per accuse di molestie sessuali avanzate da due donne. L’uomo respinge le accuse e sostiene che il caso sia politicamente motivato. Assange ha inoltre suggerito che l’estradizione in Svezia potrebbe essere il primo passo verso il suo trasferimento negli Stati Uniti, dove potrebbe essere incrinato per la diffusione di circa 250mila documenti segreti del dipartimento di Stato Usa. L’ambasciatrice degli Stati Uniti presso il Consiglio per i diritti umani dell’Onu, Eileen Chamberlain Donahoe, ha smentito che Assange sia stato perseguitato. “Non penso – ha affermato – che sia stato preso di mira in alcun modo per l’uso che ha fatto di internet”.

Intanto l’iniziativa a sorpresa di Assange sta scompigliando le cronache del piccolo paese sudamericano, che già due anni fa aveva offerto al giornalista la possibilità di prendere la residenza. “Stiamo analizzando la richiesta di asilo politico di Julian Assange come si fa normalmente in questi casi. Il giornalista australiano afferma che la sua vita e’ in pericolo, ma non abbiamo termini per definire una risposta”, ha detto all’Ansa il ministro degli Esteri dell’Ecuador, Ricardo Patino, a margine della conferenza ambientale dell’Onu “Rio+20” a Rio de Janeiro. Ma fonti di stampa ecuadoregna affermano che l’asilo “è una questione di ore”. “La posizione del governo di Rafael Correa sul lavoro di Wikileaks e la situazione giuridica del suo direttore conducono a una sola conclusione: la concessione dell’asilo politico è questione di ore”, si legge sull’edizione on line del quotidiano di Quito “El Comercio”. Patino dice ancora che “in Ecuador vige la totale libertà di espressione” e per questo Assange avrebbe optato per la sede diplomatica del paese sudamericano.

Assange sostiene nella sua richiesta, secondo El Comercio, di stare ricevendo minacce di morte, di aver patito un blocco extragiudiziale delle sue finanze, e pone come molto probabile la possibilità di essere consegnato alle autorità degli Stati Uniti, dove per i suoi reati rischia la pena di morte. Il vice-ministro degli Esteri, Marcelo Fernandez, scrive ancora El Comercio, crede che il paese debba agire con prudenza sul tema, per non molestare i paesi coinvolti nel caso. Uno dei quali è gli Usa. “Se un paese fa qualcosa che irrita i paesi amici, le relazioni peggiorano”, ricorda Fernandez.

Il presidente ecuadoregno Rafael Correa ha confermato oggi a Rio de Janeiro, dove partecipa al sumit Rio+20, che sta esaminando la richiesta di asilo politico di Julian Assange. “Siamo un Paese che rispetta la libertà”, si è limitato ad assicurare il capo dello Stato preso d’assalto dai media.

Intanto il suo ambasciatore a Londra, la signora Ana Alban ha reso noto in un comunicato di essersi riunita oggi con un esponente del governo britannico “per affrontare il tema della richiesta di Assange” e che il dialogo “è stato cordiale e costruttivo”. La diplomatica ha precisato di aver colto l’opportunità per spiegare all’interlocutore che la richiesta del fondatore di Wikileaks “sarà esaminata alla luce della longeva e ferma tradizione dell’Ecuador del rispetto dei diritti umani”. Ana Alban ha anche assicurato che è pronta a tornare a riunirsi in qualsiasi momento con le autorità britanniche.

Gli Stati Uniti, dal canto loro, affermano di non aver alcun ruolo nell’evoluzione della vicenda. Lo ha detto la portavoce del Dipartimento di Stato Victoria Nuland, affermando che “è una questione che riguarda il Regno Unito, l’Ecuador e la Svezia”, e aggiungendo di non essere al corrente di alcuna “discussione” in merito in cui siano coinvolti gli Stati uniti. Alla domanda sulla posizione dell’Amministrazione Usa sulla vicenda, la Nuland si è limitata a dire: “vogliamo che giustizia sia fatta”.

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