GOOGLE E STREET VIEW, LA BLACK LIST DEI PAESI CHE HANNO DENUNCIATO IL SERVIZIO

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Non finiscono i guai per Google e a crearli è ancora Street View , il noto servizio della società di Mountain View che permette agli utenti di vedere parti di varie città del mondo a livello del terreno.
Il servizio è nato nel 2007 e si è via via ampliato a numerose nazioni, causando a queste ultime problemi con la violazione della privacy degli abitanti.
È accaduto negli Stati Uniti dove la La Federal Communications Commission ha inferto a Google una multa di 25.000 dollari a causa di una violazione accaduta nel 2010.
Alcune delle vetture di Google, impegnate nel progetto Google Street, avevano catturato anche informazioni personali sensibili da reti wireless domestiche, inoltre a seguito di segnalazioni e richieste da parte della Federal Communications, Google non avrebbe replicato e lasciato cadere nel silenzio il fatto.
La storia si è ripetuta in Francia, dove un anno fa il garante per la privacy francese aveva inflitto 100mila euro di multa a Google per il servizio Street View.
La multa è scattata dopo che Google si è appropriato di informazioni sensibili di privati cittadini allo scopo di offrire la caratteristica visuale panoramica a 360 gradi.
Non è indenne alle violazioni di Google neanche l’Italia, in particolare Roma dove l’indagine nasce da una segnalazione del Garante della privacy che nel 2010 ha inviato un’istruttoria a piazzale Clodio sul servizio offerto dal motore di ricerca.
L’inchiesta della Procura punta l’accusa sulle informazioni sensibili, presenti nelle reti WiFi, che Street view avrebbe captato durante il percorso compiuto dagli addetti veicoli di Google che circolano nelle città acquisendo immagini fotografiche di luoghi e persone poi pubblicate online attraverso il servizio Street View.
Ultimo caso quello del Regno Unito dove si è riaperto in questi giorni un caso risalente a due anni fa.
L’Information Commissioner britannico, referente inglese per la garanzia della privacy, accusa Google di appropriazione indebita di informazione dei cittadini, effettuata attraverso la rete wi-fi assieme a foto di strade e case da utilizzare per implementare il servizio Street View.
La difesa iniziale di Google si appigliava ad un errore involontario ma con il proseguire delle indagini è diventato chiaro che Google possiede tecnologie sufficienti a carpire le informazioni dei cittadini.
Ora sta a Alan Eustace, vice presidente di Google, rispondere alle accuse ed alle domande poste da Steve Eckersley, uno dei funzionari più in vista dell’Ico.
Se l’indagine procede e dimostra la colpevolezza di Google, quest’ultima sarà tenuta al pagamento di almeno 500mila sterline di multa, più di 600mila euro.
Magra consolazione per Google, quella di aver vinto la causa almeno in Svizzera, paese in cui tribunale di Losanna si è dimostrato più clemente ed ha ribaltato una sentenza che obbligava Google ad essere assolutamente perfetto dal punto di vista della gestione della riservatezza delle persone riprese dalle telecamere delle Google Car, consentendogli un margine d’errore pari all’1%.
In cambio Google dovrà usare nuovi strumenti che rendono più semplice il processo di oscuramento di un volto da parte degli utenti e non pubblicare fotografie di giardini privati scattate a quote superiori ai 2 metri di altezza.
Basterebbe forse adottare questi compromessi anche negli altri paesi per assicurare ai cittadini la dovuta privacy e consentendo comunque a Google di continuare ad offrire il servizio di Street View, senza per questo doverlo pagare a suon di multe.

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