I tempi stringono e i professionisti iniziano ad agitarsi. Quasi tutti gli Ordini hanno già inviato al governo le proposte di modifica dei loro ordinamenti sulla base delle leggi di riforma già approvate. Proposte che saranno recepite, con le modifiche che il governo riterrà opportune, con un Dpr, da emanare – secondo la legge – tassativamente entro il 13 agosto. Il Consiglio dei ministri ha approvato la settimana scorsa, in via preliminare, lo schema di Dpr. Ma al momento regna ancora l’incertezza su diversi punti-chiave e forse ci sarà un’ulteriore trattativa con gli ordini su specifici punti. Le novità in ballo sono tante: accesso alla professione, formazione permanente, limite alla durata del tirocinio, compenso del professionista, assicurazione obbligatoria. E poi, liberalizzazione della pubblicità e istituzione di organi terzi per le questioni disciplinari. Mentre il socio di capitale, così come il singolo professionista, potrà partecipare a una sola società tra professionisti.
Ma a preoccupare è anche la scadenza del 13 agosto: “Se il decreto andrà troppo in là succederà un pasticcio – spiega Leopoldo Frcyrie, presidente del Consiglio nazionale degli architetti -. Il Dpr dovrebbe essere pronto già da adesso perché per arrivare alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale ci potrebbero volere dai due ai tre mesi. Il rischio è di trovarsi a metà agosto con un vuoto normativo”. Senza contare le zone grigie:”Non si capisce se l’assicurazione sia obbligatoria subito o dovrà essere regolamentata in un secondo momento e neanche se le nuove società tra professionisti (istituite ma non regolamentate) dovranno iscriversi soltanto all’Ordine di maggioranza o se lo dovranno fare anche alla Camera di Commercio. Insomma c’è ancora molta nebbia sui tempi e sui modi.
Anche il presidente dei commercialisti italiani Claudio Siciliotti è preoccupato e chiede in un iter repentino: “I tempi sono stretti, speriamo di riuscire a vedere presto i decreti. Nulla da dire sulla manovra che secondo noi fissa principi condivisibili, è corretta e migliora la funzione pubblica degli ordini rendendola più trasparente. Tra l’altro, da tempo il nostro ordinamento è in linea con questi presupposti (non abbiamo il numero chiuso, le tariffe sono indicative da 12 anni, la pubblicità è sempre stata libera, abbiamo già accoppiato tirocini e università e puntato sulla formazione continua). Per quanto riguarda le società tra i professionisti non crediamo che ci sia realmente bisogno della costituzione di una società di capitale perché quello che conta è il capitale intellettuale e non finanziario”. Una questione, quest’ultima penalizzante secondo Domenico Posca, Presidente dell’ Unione Italiana dei Commercialisti: “E’assurdo il limite di poter partecipare ad una sola società tra professionisti. In questo modo non si stimola la specializzazione e la diversificazione delle attività del singolo lavoratore”.
Preoccupati anche i notai: “E’ un grosso problema – spiega Giancarlo Laurini, presidente del Consiglio nazionale del Notariato -. Le società tra professionisti con soci di capitale o non notai mal si legano con la funzione pubblica dei notai e nessuno degli altri ordinamenti notarili europei le prevede. A parte questo, la nostra categoria ha espresso più volte il suo convincimento che molto è stato fatto con il decreto di agosto 2011 e che il notariato già da tempo aveva adeguato gran parte del suo ordinamento a quei principi”. In attesa del Dpr Armando Zambrano, il presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri chiede linee direttive che non siano troppo rigide: “Siamo fiduciosi che il provvedimento darà gli strumenti necessari per modernizzare le professioni. La cosa più importante però è la flessibilità del regolamento: ma penso che alla fine sarà cosi”.
Il presidente del Consiglio nazionale Forense Guido Alpa solleva invece un’altra questione: “La nostra è una professione con profili di specialità. Ha rilievo costituzionale perché è funzionale alla realizzazione di diritti fondamentali come quello di difesa e di uguaglianza. Per questo non può essere disciplinata con le regole di secondo grado. Chiediamo quindi al Governo una legge ordinaria e organica. Il Cnf si augura una rapida approvazione del progetto di riforma forense alla Camera con il pieno sostegno da parte del Governo. La riforma costituisce un progresso della disciplina attuale e offre una maggiore tutela ai cittadini”. Il Cnf ha anche chiesto un parere al presidente emerito della Corte Costituzionale,Piero Alberto Capotosti, sui profili di legittimità di una delegificazione nella materia della disciplina degli Ordini. La conclusione è stata nel segno del rischio di incostituzionalità di un eventuale regolamento ministeriale che ponga mano alla distinzione tra funzioni amministrative e funzioni disciplinari.