Come annunciato in numerose nostre news, il Presidente della Regione Sardegna, già
patron di Tiscali, Renato Soru, è divenuto editore de L’Unità. Peccato che il nuovo status conseguito da Soru (quello di editore), sia incompatibile con la carica pubblica che egli ricopre. Almeno secondo una legge, guarda caso, proprio sarda.
Era il 9 marzo 2007 e Renato Soru brindava all’approvazione della nuova legge statutaria (peraltro alla prova di corsi e controricorsi pendenti dinanzi alla Corte d’appello di Cagliari) che definisce i poteri del Presidente, della Giunta, del Consiglio regionale e della partecipazione popolare. Una legge che anticipa il governo nazionale sulle cause di ineleggibilità, di conflitto d’interessi e di presenza delle donne nell’esecutivo.
Nel corso di una conferenza stampa Renato Soru e l’Assessore degli Affari generali, Massimo Dadea, sottolinearono l’importanza di questa legge: “Il Consiglio regionale – disse il Presidente Soru – ha approvato una parte importante del nuovo Statuto di Autonomia, dove si definisce la struttura del sistema politico che governa la nostra regione, la forma di governo, i poteri del Presidente, della Giunta, del Consiglio regionale, e dove si definiscono le regole della partecipazione popolare, di chi assume un ruolo politico e quindi le cause di ineleggibilità di incompatibilità e di conflitto d’interessi”. “La norma sul conflitto d’interessi – disse l’Assessore Dadea – è un’innovazione assoluta nel panorama legislativo regionale italiano. Sul testo si è esercitato il professor Guido Rossi, che è la massima autorità in materia di conflitto d’interessi, e viene proposta una regolamentazione del conflitto d’interessi che è tra le più avanzate non solo in Italia ma in Europa, direi, e anche nella legislazione mondiale, tanto che fa riferimento a un modello che è canadese”. In particolare venne sottolineato il valore dell’art. 27 che recita: “Non possono rivestire la carica di presidente, assessore e consigliere regionale i soggetti (…) che abbiano un’influenza rilevante nella gestione di reti radiotelevisive e di uno o più quotidiani o periodici a diffusione nazionale o regionale”.
Stante la lettera della legge sarda, quindi, Soru non avrebbe potuto acquisire la proprietà del quotidiano fondato da Gramsci. O, quantomeno, avrebbe dovuto dimettersi dal suo incarico. Ma l’ostacolo è stato aggirato: l’Unità, infatti, sarà controllata da una fondazione. Di proprietà di Soru? Ancora non si sa, visto ciò che egli ha recentemente affermato: “La proprietà dell’Unità sarà di una fondazione senza scopo di lucro che non sarà nella mia proprietà e nella mia disponibilità. Ho deciso di fare in modo che questo patrimonio importante della storia d’Italia, questo patrimonio di ideali, di valori, di sogni, di crescita sociale, di progresso, uscisse dalla precarietà e diventasse in qualche modo un bene pubblico. Non mio. Un bene di una fondazione la cui responsabilità sarà affidata ad un comitato di garanti”. E, invece, molti vedono, in questa fondazione, solo il tentativo di non rientrare nelle maglie della legge Soru e di poter accedere, anche in futuro, ai finanziamenti pubblici per i giornali.
Fabiana Cammarano