L’AGCOM dovrà schierarsi per il bene comune. Le decisioni dell’Autorità, regolamentando anche la rete, influiranno sulla vita di tutti i giorni. È questa l’idea di Fulvio Sarzana, noto avvocato, giurista ed esperto di diritto dell’informatica e delle telecomunicazioni. Sarzana è, insieme a Stefano Quintarelli, il candidato preferito da Confcommercio per la nuova Autorità.
Ecco di seguito l’intervista tratta da Puntoinformatico.
Punto Informatico: Quattro commissari per la corsa agli uffici di Via Isonzo. Dopo 15 anni, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha ormai guadagnato un ruolo da protagonista nella gestione dei settori TV/TLC. Una responsabilità cruciale per gli sviluppi futuri del Belpaese. Una domanda semplice: perché ha deciso di auto-candidarsi?
Fulvio Sarzana: Ha ragione, AGCOM avrà un ruolo da protagonista nello sviluppo del nostro futuro, e non solo delle telecomunicazioni o della TV. L’integrazione tra tecnologie determinerà una modifica del modo di vedere tutta la nostra esistenza, dalla politica alla vita, non solo digitale, di tutti i giorni. Dal momento in cui AGCOM ha deciso di assumere un ruolo di regolatore anche del settore Internet, come di fatto è accaduto, è scaturita la necessità da parte della stessa Internet di entrare in AGCOM. Desidero sottolineare come io non mi sia auto-candidato, ma come la mia candidatura sia stata proposta da Associazioni di categoria che rappresentano migliaia di imprese, come la Assonet Confesercenti e l’Assoprovider-Confcommercio, che rappresenta a sua volta centinaia di piccole e medie aziende del comparto ICT.
PI: Come sottolineato dal Presidente della Camera Gianfranco Fini, tutte le candidature in formato CV saranno funzionali ad una valutazione professionale, indipendente e soprattutto trasparente dei papabili. È solo un segnale, ma pare che le istituzioni abbiano intrapreso un percorso preciso verso la meritocrazia. Secondo lei per l’authority sulle comunicazioni occorre un profilo tecnico o politico? Quali sono le competenze necessarie per operare al meglio in quel ruolo?
FS: Ritengo che per l’AGCOM vi sia la necessità di avere soggetti che siano indipendenti dal potere politico e sappiano dire anche no a regolamenti o a delibere che non tutelino adeguatamente tutte le imprese ed i consumatori (e sottolineo tutte e tutti). Negli ultimi anni abbiamo infatti assistito ad un proliferare di decisioni da parte degli enti regolatori che non sembravano essere prese nell’interesse degli utenti. Il profilo tecnico è necessario nella misura in cui i soggetti nominati, conoscendo a fondo il settore, sappiano prendere una posizione chiara per il bene della comunità.
PI: Individuando le problematiche più spinose, il cosiddetto beauty contest è stato annullato a maggioranza dalla Commissione Finanze della Camera. E così il dividendo digitale che proviene dal passaggio al digitale terrestre sarà probabilmente assegnato attraverso un’asta a pagamento molto simile a quella già effettuata per le reti mobili. La politica italiana è però divisa, diciamo spaccata. Secondo l’ex-ministro Paolo Romani, l’emendamento che ha annullato il beauty contest sarebbe inefficace oltre che inopportuno: “così com’è congegnato non consentirà a Rai e Mediaset di partecipare alla gara”. Qual è la sua posizione a riguardo?
FS: La mia posizione al riguardo è espressa nel documento liberalizziamoilfuturo presentato all’attenzione della Camera da decine di Associazioni della società civile il 4 marzo 2012 e per il quale ho trattato in particolare il capitolo legato ad un uso economicamente sostenibile delle frequenze. La riforma del sistema delle frequenze dovrà tenere conto di due fattori: la profittabilità economica di una gara onerosa (con il potenziale ingresso di nuovi player nel mercato televisivo delle tlc, con meccanismi anche di azionariato popolare e diffuso) e un uso utile delle frequenze nel settore delle tlc e di Internet. Ciò significa che le frequenze dovranno essere impiegate nei luoghi e nei modi più utili per colmare i meccanismi di digital divide presenti ancora nel nostro paese. Va ricordato che un terzo del nostro paese è tutt’ora sprovvisto di banda larga, con danni all’occupazione e alla diffusione della conoscenza incalcolabili.
PI: Un’altra tematica che ha destato vibranti polemiche è legata alle misure di tutela del diritto d’autore sulle nuove reti di comunicazione elettronica. Parliamo della famigerata delibera 668/10/CONS. In Francia c’è HADOPI e i cosiddetti tre colpi che disconnettono gli utenti colti ripetutamente con le mani nel sacco del P2P. I netizen italiani dovrebbero attendersi un destino simile?
FS: La delibera 668/2010 non è stata adottata dall’AGCOM, dopo una mobilitazione di tanta parte della società civile che ha bloccato una scelta grave nei confronti della libertà di espressione in Rete. Non credo che dovremo attenderci in Italia una nuova HADOPI, è un fatto però che il diritto d’autore dovrà essere riformato per andare incontro alle esigenze dettate dallo sviluppo tecnologico. La sede più appropriata per una discussione serena e utile al paese è però il Parlamento e non un’Autorità, anche importante, come AGCOM.
PI: L’ex-presidente Calabrò aveva rifiutato la visione di AGCOM “sceriffo di Internet”. Il notice-and-takedown di matrice statunitense diventa una formula sempre più diffusa, coinvolgendo le stesse piattaforme, ma anche i fornitori di connettività. Secondo lei chi dovrebbe agire per l’effettiva rimozione del materiale in violazione del copyright? Le chiedo anche se ha una proposta alternativa a quella introdotta dalla delibera?
FS: Io credo che dovremo innanzitutto evitare “fughe in avanti” che possano determinare frizioni in sede europea. Qualsiasi decisione in tema di copyright dovrà da un lato tenere conto dei principi cardine dell’Unione Europea, rispettare i diritti dei cittadini e non essere penalizzante per nessuno. Si dovrà ad esempio a mio avviso regolamentare con attenzione anche il concetto di uso amatoriale dei brani o porzioni di un’opera protetta per evitare repressioni ad ogni costo. Per poter introdurre i meccanismi di notice and take down da lei citati bisogna modificare, con il consenso di tutti, le direttive sul copyright. Il mercato legale nel settore musicale, e le ultime stime ne danno conto, sta vivendo un buon momento, bisogna potenziare il mercato legale per sottrarre poi risorse agli usi non conformi. È un fatto però, che, come anche emerso in sede europea, mai come in quest’anno il box office ha registrato cosi tante presenze. Si parla di un boom. Dovremo quindi puntare su meccanismi innovativi quali le licenze collettive e regolamentare anche in maniera approfondita le cosiddette finestre di distribuzione.
PI: Per non parlare dell’urgente necessità di rivedere l’intero sistema giuridico alla base della proprietà intellettuale. Tra licenze copyleft e creative commons, l’Unione Europea ha esteso di altri 20 anni la durata del copyright legato alle registrazioni musicali. Qual è la sua posizione in merito? Sembra certo: bisogna trovare il giusto equilibrio tra il diritto di tutela della proprietà intellettuale e quello legato alla libertà d’informazione e di espressione. Ma come farlo al meglio?
FS: Introducendo un meccanismo di eccezioni al diritto d’autore più ampio di quello attualmente esistente. Bisognerebbe introdurre nel nostro ordinamento il concetto di fair use, ovvero di uso amatoriale non in concorrenza con l’utilizzo da parte del titolare del diritto, il che significa che se un soggetto decide di mettere su YouTube un video delle proprie vacanze con un sottofondo musicale di qualche secondo non si potrà né si dovrà equipararlo ad un pirata del copyright. La riduzione del costo dei file musicali e cinematografici, sono convinto, indurrà un circolo virtuoso che sarà in grado nel breve di ridurre notevolmente i danni legati alla pirateria.
PI: Nel frattempo è stato divulgato il documento che contiene i piani preliminari per l’agenda digitale italiana. Sarà varato come decreto nella prossima estate. Concretamente, l’obiettivo ribadito è quello di portare la banda larga a tutti entro il 2013, ultraveloce alla metà delle abitazioni entro il 2020. Le buone intenzioni ci sono, ma il punto cruciale è rappresentato dalla effettiva disponibilità di risorse per trasformare i progetti in realtà. Quali sono, secondo lei, i campi d’azione di AGCOM?
FS: I campi di azione di AGCOM in questo settore devono essere a mio giudizio limitati. AGCOM non si può sostituire alla politica né al governo nelle scelte relative alle priorità strategiche per lo sviluppo dell’agenda digitale. Quello che può essere fatto è una ricognizione delle risorse da destinare ai progetti, con una funzione quasi di consulenza nei confronti del governo, per renderne edotto lo stesso Governo, prima del varo dei progetti, della reale sostenibilità economica del progetto.
PI: All’inizio del 2012 l’Autorità aveva avanzato una proposta “in relazione all’imminente adozione delle misure pro-liberalizzazione per sostenere la crescita”. Si era parlato dell’adozione di una politica dello spettro radio, per la valorizzazione delle risorse frequenziali e dunque la liberazione di più risorse per la banda larga. Ma come incentivare al meglio lo sviluppo dell’intero ecosistema digitale tricolore? Penso alla questione legata allo scorporo della rete fissa. Lei pensa che la competizione vada accentuata sulle infrastrutture o sui servizi? Come vede la decisione di Cassa Depositi e Prestiti di investire in Metroweb?
FS: Quando uscì il documento di cui lei parla ne fui molto soddisfatto. Mi sembrava un documento programmatico intelligente e meditato. Poi però di fatto non se ne seppe più nulla. Nei settori che lei ha indicato ritengo che AGCOM possa svolgere un ruolo fondamentale nella scelta della soluzione più appropriata per portare a compimento quello che in effetti appare una liberalizzazione incompiuta nel settore delle Tlc. Le piccole e medie imprese italiane hanno sofferto in maniera notevole di questa incompiuta liberalizzazione, senza possibilità di competere, come avviene in altri paesi, su progetti anche ambiziosi di diffusione delle nuove tecnologie. Personalmente sono molto favorevole ad un’accentuazione della concorrenza nel settore dei servizi e ad una politica normativa mirata a consentire a tutti un uso a pari condizioni delle infrastrutture. Così come andrà risolta la problematica di accavallamento di competenze tra stato e regioni, ed enti locali, sulla collocazione delle infrastrutture di telecomunicazione che sta determinando gravi danni e innumerevoli ricorsi in sede amministrativa e giudiziale. Lo scorporo della rete fissa è un’opzione ma andrà attentamente valutata soppesando costi e benefici e salvaguardando in ogni caso il sistema paese nel suo complesso.
PI: Una questione annosa è legata alla riduzione delle tariffe di terminazione mobile. L’Europa ha indicato la via da tempo, ma il percorso intrapreso da AGCOM nello scorso novembre avrà compimento solo nel corso del 2013. Nel frattempo, gli utenti italiani continuano ad avere i prezzi più cari. Per non parlare del fatto che il valore di 5,3 eurocent resta in vigore fino al prossimo 1 luglio, in contrasto con la decisione di Bruxelles che ha previsto una diminuzione a 4,1 eurocent dal 1 gennaio 2012. Forse AGCOM si preoccupa troppo delle possibili conseguenze sul mercato?
FS: Il tema della riduzione delle tariffe di terminazione mobile andrà affrontato in maniera serena ma ferma, senza farsi prendere la mano da interessi diversi da quelli degli utenti. Diciamo che la nuova AGCOM dovrà affrontare il tema in modo diverso da quanto fatto dal precedente Consiglio. Sul tema delle frequenze consiglio un interessante studio preparato dal responsabile legale di Altroconsumo Marco Pierani. È una lettura, ritengo, illuminante.
PI: Il giornalista/storico siciliano Carlo Ruta è stato alla fine assolto in Cassazione. In sostanza, il suo blog Accade In Sicilia viene considerato come una semplice pagina web e non come un prodotto editoriale da chiudere per “stampa clandestina”. Inevitabilmente, viene coinvolta la legge 62/2001 che costringe i blogger a differenziarsi dagli editori. Sembra che l’Italia non sia un paese per Internet. Cosa si può fare allora?
FS: La sentenza della Cassazione nel caso Ruta costituisce una bella pagina nella storia giudiziaria del nostro paese anche se, prima di sbilanciarsi bisogna attendere le motivazioni che arriveranno nelle prossime settimane. L’Italia è un paese per Internet visto il numero di blog e di fonti indipendenti sulla Rete e visto il dibattito che anche in questi giorni sta animando il web sulle candidature dei membri delle diverse authority. A mio giudizio è necessario continuare su questa strada facendo si che ci siano sempre sentinelle del web pronte a segnalare qualsiasi deriva contraria agli interessi dei cittadini.
PI: In definitiva, la prossima agenda di AGCOM sarà piena, con numerose questioni accompagnate dalle polemiche più feroci. Dallo sviluppo delle reti di nuova generazione alle politiche di gestione dello spettro radio già adottate dalla Commissione Europea. Secondo lei quali sono le più urgenti per il futuro del paese?
FS: Ritengo che la definizione di regole chiare sullo sviluppo delle reti di nuova generazione che sappia tenere conto dei diversi attori, ma che mostri polso fermo nella definizione di scelte anche innovative sia necessario. L’immobilismo e la paura di toccare interessi consolidati non creano posti di lavoro e non risolvono i problemi del comparto media e telecomunicazioni. Nel settore televisivo bisognerà studiare nuovi modelli di business che consentano di salvaguardare la concorrenza ed il pluralismo informativo, sul modello di ciò che accade sulla Rete e non (come sinora accaduto) il contrario. Il motivo che mi ha spinto ad accettare la candidatura che mi proponevano le Associazioni risiede in una frase che ho letto qualche giorno fa e che è stata pronunciata da Wael Ghonim, il blogger e manager di Google protagonista della cosiddetta primavera egiziana. La frase è: il potere della gente è più forte della gente al potere. Io ne sono convinto e comunque andrà il dibattito sui candidati AGCOM, il web avrà dato prova di reale democrazia.