Mentre per oggi si attende la discussione in Commissione Affari Costituzionali del Senato sul disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 18 maggio 2012, n. 63, la Commissione Istruzione ha già iniziato i lavori nella giornata di ieri.
Il relatore Vincenzo Vita (PD) ha ricordato che il Governo ha contestualmente chiesto una specifica delega per scrivere un testo maggiormente volto al futuro, mentre il decreto-legge ha lo scopo di dare un senso immediato, improntato a moralità e rigore, al meccanismo del sostegno pubblico ai giornali e ai periodici storicamente interessati dal Fondo per l’editoria, che prese avvio con la legge n. 416 del 1981 ed è stato regolato da numerose altre disposizioni, tra cui ha citato in particolare la legge n. 250 del 1990.
Il relatore ha osservato che il testo del Governo si concentra sulla revisione dei criteri storici, attraverso due discrimini decisivi per bonificare i meccanismi erogatori: l’occupazione effettiva nelle testate e il riferimento dei contributi alle copie vendute e non più a quelle distribuite. Vita ha poi sottolineato che il testo risente di un limite culturale, in quanto non immagina subito la possibilità di nuovi operatori entranti. Il relatore ha evidenziato che il tetto sull’occupazione, fissato dall’articolo 2, comma 2, lettera a), secondo cui, ai fini del contributo, è calcolata una quota pari al 50 per cento dei costi sostenuti per il personale dipendente, per un importo complessivo comunque non superiore a 2 milioni di euro, potrebbe essere alzato, proprio per favorire il lavoro, e che tra le copie vendute si dovrebbe considerare anche l’on line, per stare al passo con il tempo digitale. Su tali aspetti ha invitato il Governo ad una ulteriore riflessione, sollecitando altresì la possibilità che le cooperative dei giornalisti possano acquisire le testate in crisi, per far transitare il settore verso una situazione più certa sotto il profilo economico-finanziario.
Il relatore è poi passato ad illustrare gli aspetti salienti del disegno di legge, ovvero: l’introduzione di nuovi, rigorosi e selettivi requisiti di accesso; la limitazione dei costi ammissibili; l’ancoraggio del contributo alle copie vendute e non più a quelle distribuite; la rimodulazione dei coefficienti del calcolo e il contenimento dei tetti massimi dei contributi percepibili.