Oggi, nell’Aula della Camera, si darà il voto finale al decreto legge per l’attuazione di obblighi comunitari che poi passerà all’esame del Senato. Nella riformulazione del comma 3 all’articolo 8 bis, del ddl in oggetto il governo ha eliminato tutta la parte finale, quella contestata dall’opposizione, perché vi si legge la volontà di salvare l’attuale situazione di Rete4. Ma di fatto resta il riferimento alla legge Gasparri e, quindi, non viene messa in discussione la possibilità della rete di continuare la sua attività.
Veniva anche contestata la volontà della norma di interferire con la prossima pronuncia del Consiglio di stato su Europa 7. Per questo rimane la contrarietà dell’opposizione che, nonostante la soddisfazione per la riformulazione, ha comunque annunciato che voterà contro.
Questo il testo del comma che rimane nella nuova formulazione: “Fermo restando quanto stabilito dalla vigente normativa in materia di radiodiffusione televisiva, il trasferimento di frequenze tra due soggetti titolari di autorizzazione generale avviene nel rispetto dell’articolo 14 del Codice delle Comunicazioni elettroniche di cui al decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259 e successive modificazioni”. Mentre viene eliminata la parte seguente: “La prosecuzione nell’esercizio degli impianti di trasmissione è consentita a tutti i soggetti che ne hanno titolo, anche ai sensi dell’articolo 23, comma 1, del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, fino alla scadenza del termine previsto dalla legge per la conversione definitiva delle trasmissioni televisive in tecnica digitale, nel rispetto del programma per il passaggio definitivo alla trasmissione televisiva digitale di cui al comma 5 e dell’attuazione del Piano nazionale di assegnazione delle frequenze”.
Intanto la Commissione Ue deve decidere se deferire l’Italia alla Corte di giustizia: potrebbe attendere, per verificare se il testo approvato dal Parlamento risponda o meno al suo parere motivato o deferire comunque l’Italia.
In una nota diffusa da Mediaset si legge: “L’emendamento risponde chirurgicamente e pedissequamente alle richieste europee. Rete4 è a posto dal 2003, cioè dall’entrata in vigore del nuovo antitrust analogico-digitale (il tetto del 20% dei programmi, approvato con la legge Gasparri). Nulla cambia per concessioni e autorizzazioni analogiche. L’urgenza del decreto sta nel tentativo di evitare il deferimento davanti la Corte di giustizia”.
Per Romani l’emenamento riformulato “è una mancata risposta dell’Italia alle richieste dell’Europa, ma quella domanda resta e una risposta bisognerà darla”. Spiega il sottosegretario alle comunicazioni: “l’articolo 28 del Testo Unico , al primo comma, non indica un termine per la diffusione attraverso gli impianti legittimamente in funzione alla data del 3 maggio 2004. La Ue ci chiedeva di indicarlo. Adesso non c’è più”. La questione si riproporrà, quindi , con la prossima legge comunitaria.
Intanto, Antonio Di Pietro non ritira l’emendamento che chiede il recepimento della sentenza della Corte di giustizia sull’assetto delle frequenze tv.
Fabiana Cammarano