CDA TELECOM: VIA DAL SETTORE DEI MEDIA TV. DOBBIAMO PAGARE I DEBITI

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La tv costa troppo. In vendita le emittenti, La7 e Mtv, e le frequenze. Bernabé: priorità al risanamento di Telecom, ma La7 rimarrà libera. Mentana: «non sono preoccupato».
Il patrimonio di TI Media è stato diviso ed ora è ufficialmente in vendita. Telecom venderà sia le attività televisione che le frequenze che le veicolano, con tanto di piloni e torri di trasmissione.
È stato deciso ieri nel cda di Telecom e successivamente in quello di TI Media che, ricordiamo, è una società controllata dalla multinazionale telefonica per il 77,7%.
«Nel piano Industriale 2012-2014, il consiglio di amministrazione di Telecom Italia ha deciso l’avvio del processo di dismissione delle attività nel settore dei media. Tale dismissione contribuirà al conseguimento dei target di riduzione dell’indebitamento già annunciati». TI Media «ha avviato un’operazione di ristrutturazione societaria mediante separazione degli asset televisivi facendoli confluire in una società ad hoc». Lo si legge nel comunicato di Telecom.
Nei cda sono stati analizzati i dati trimestrali che evidenziano un andamento controverso: buoni ascolti, ma troppo debiti. Dunque si vende. La7 sembrava un’isola felice, tanto diversa dai guai della Rai e di Mediaset, lontana dal conflitto di interesse. L’emittente sembrava in salute e per certi versi lo è.
I dati del primo trimestre del 2012 indicano ricavi pari a 57 milioni (+ 5milioni rispetto al 2011). Gli ascolti ci sono e la pubblicità non manca. La raccolta degli spot dei canali La7 è aumentata del 28,4% rispetto all’anno scorso. Dunque i soldi entrano, ma non abbastanza per coprire i costi.
Come riporta La Repubblica «il margine operativo lordo è negativo per 5,9 milioni rispetto ai +1,9 milioni dello stesso periodo del 2011 e la perdita netta peggiora a 15,7 milioni (da -9,2). Infine, l’indebitamento finanziario sale a 206,9 milioni, in aumento di 68,2 milioni rispetto a fine 2011».
Si potrebbe ipotizzare che l’emittente ha fatto il salto più lungo della gamba. Sono stati ingaggiati numerosi “big” della televisione e dell’informazione (anche grazie all’”emorragia” Rai-Mediaset).
Inutile dire che i vari Mentana, Bignardi, Dandini, Guzzanti, Parodi, Formigli, il duo Fazio-Saviano (che esordirà tra poco) costano. Evidentemente troppo per un nascente terzo polo televisivo. In effetti la dirigenza conferma che le perdite sono state causate dall’«incremento dei costi per l’arricchimento del palinsesto». Tuttavia non bisogna “crocifiggere” gli attuali dirigenti o le varie star televisive. C’è da precisare che l’indebitamento di TI Media ha radici antiche. La Repubblica scrive che è da ben 26 anni che il gruppo è in perdita.
Tornando alla vendita, non sarà solo La7 ad essere ceduta. TIMedia possiede anche il 51% di Mtv Italia. Anche l’emittente musicale verrà venduta a parte. L’ad Stella ha annunciato una trattativa con Viacom: un conglomerato dei media statunitense con agganci in tutto il mondo della multimedialità.
Invece tra i possibili acquirenti di La7 si è già parlato di De Benedetti (interessato alle frequenze), Cairo e Ben Ammar (possibili fornitori di contenuti, dunque editori). Ora spuntano alti nomi: l’emiro del Qatar, presidente di Al Jazeera, il gruppo Bertelsmann (una multinazionale tedesca fondata nel 1835 con interessi nella radiotv, nell’editoria, nella musica e nella comunicazione) e Della Valle, noto imprenditore italiano. Bissogna precisare che per ora si tratta solo di indiscrezioni. Sulle condizioni di vendita è intervenuto il presidente Telecom, Franco Bernabé: «la dismissione di asset nei media come i nostri richiede due condizioni: la massima trasparenza e la salvaguardia dei valori che La7 ha creato in questi anni».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Mentana, Ruffini e Lerner. «Io non sono per nulla preoccupato. Il venditore sicuramente inserirà tra i criteri di scelta dell’acquirente la salvaguardia della qualità e delle prospettive del canale», ha dichiarato il direttore del TgLa7, programma che traina l’intera rete.
«Non sono preoccupato perché sono convinto che La7 ha conquistato un ruolo tale che può preludere solo a uno sviluppo futuro», afferma Lerner. «Lavoriamo serenamente. L’importante è avere un editore che crede nella buona tv», ha commentato il direttore di rete Ruffini.
Tuttavia più che l’emittente, potrebbero fare gola i tre multiplex di TI Media, soprattutto con l’asta delle frequenze all’orizzonte. In effetti l’investimento nelle frequenze è un affare industriale sicuro. Non bisogna preoccuparsi di riempire i palinsesti e del gradimento del pubblico.

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