RAI: ANCHE L’EUROPA È CONTRO LA LEGGE GASPARRI

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Si procederà con la legge Gasparri. Peccato che tale sistema di nomine sia contro una Raccomandazione europea sui media del servizio pubblico. Verna: governo si vergogni. Basterà la trasparenza sulle nomine invocata dall’esecutivo? Intanto Santoro conferma la sua candidatura a dg.
Il ministro Giarda ha dichiarato che non c’è tempo per intervenire con modifiche legislative, che al servizio pubblico serve continuità, e che solo in seguito il governo cercherà un accordo col Parlamento per una riforma veloce e condivisa.
È proprio il governo dei tecnici, tanto attento agli ordini di Strasburgo su debito e spread, a rinviare la riforma a data di destinarsi. Se la vedranno i partiti nel 2013? Se sarà così significa che, probabilmente, l’attuale normativa avrà lunga vita visto che favorisce la maggioranza parlamentare. Quale partito, una volta diventato maggioranza, rinuncerà ad un simile privilegio?
Fatto sta che attualmente è il Pdl “festeggiare”. In primis Maurizio Gasparri, il “padre” dell’omonima legge. «Giarda con realismo ammette alla Camera, accantonando velleitarie posizioni di altri colleghi di cattedra e governo, che i vertici Rai vanno rinnovati in Parlamento con le norme vigenti. Si proceda nei tempi previsti senza prevaricare le Camere», ha dichiarato il senatore del Pdl.
Il Pd mantiene la sua linea: o si cambiano i criteri di nomina o non si vota. Tuttavia non manca qualche democratico che spera ancora in un epilogo diverso, peccando forse di ingenuità. Se si voleva una soluzione diversa si sarebbe cercata e, magari, trovata prima.
Più realista l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai. «Se il Pd ritiene che ci siano margini di trattativa ben venga, ma sappiamo tutti che la paralisi è insostenibile. Dunque “tiramm innanz”, ovvero uccideteci con la Gasparri e rinnovate il cda Rai, che non può continuare in prorogatio», ha dichiarato Carlo Verna, segretario Usigrai.
In effetti un ricambio, anche se viziato da meccanismi di nomina fortemente partitici, potrebbe comunque giovare alla tv pubblica. Tanto per iniziare si colmerebbe il vuoto lasciato da Rizzo Nervo. Il cda avrebbe di nuovo il suo numero “legale”.
Verna usa parole dure verso l’esecutivo: «riconoscete di essere un governo “mezzoriformista” e arrossite un po’ guardando l’Europa e le indicazioni chiare di non sottomettere il servizio pubblico ai governi di turno».
E fa bene Verna a citare l’Europa. Il 15 febbraio, 2 mesi e mezzo fa, il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, a Strasburgo, ha dettato delle linee guida molto precise sul come gestire la tv pubblica: indipendenza, trasparenza, pluralismo, apertura a nuovi soggetti, dialogo, controllo da parte degli utenti.
Tante qualità che la nostra Rai non ha. Per l’Europa i media pubblici sono fondamentali per il funzionamento della democrazia: garantiscono il diritto all’informazione, la libertà di espressione, favoriscono una coscienza critica e di conseguenza controllano che si faccia un buon uso del potere.
Quale occasione migliore di un governo tecnico, che non deve essere rieletto, per liberare la Rai dalla politica?
Purtroppo la possibilità sembra sfumata. I lavori per le nomine dovrebbero iniziare dopo l’approvazione formale del bilancio da parte dell’assemblea dei soci. Sergio Zavoli, presidente della Vigilanza, potrebbe dare il via ai lavori già nei primi giorni di maggio. Ricordiamo che la Vigilanza nominerà 7 dei 9 consiglieri. Dopo sarà la volta del Tesoro il quale designerà il suo consigliere e il presidente. Quest’ultimo, però, deve avere l’assenso dei due terzi della Vigilanza.
Bisogna solo sperare nel buon funzionamento del criterio di trasparenza. Ciò vuol dire che i curricula dei candidati dovrebbero essere pubblici per mostrare la loro competenza nel settore e la loro indipendenza dai partiti. Condizioni, francamente, facili da eludere: ad “alti” livelli la competenza, sulla carta, c’è quasi sempre; inoltre chiunque sbandiererà la sua estraneità a logiche partitiche.
Ricordiamo che tra i candidati ci sono anche Santoro e Freccero. L’ex conduttore di Annozero ha ribadito la sua candidatura a direttore generale (c’è da precisare che tale carica è eletta a cda già formato. Il governo può solo consigliare il dg). «Domani al Festival del giornalismo di Perugia mi candido direttore generale, mentre Carlo Freccero si proporrà come presidente. E lo facciamo davvero; dal mio punto di vista chi aspira a fare il presidente o il direttore generale lo deve dire prima che sia nominato e mostrare di avere le credenziali», ha affermato Santoro. Il “teletribuno” ce la farà nell’impresa.
Egidio Negri

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