Nuovi risvolti nella telenovela del beauty contest. Luca Montrone, presidente dell’Associazione di emittenti locali Alpi e del Gruppo Norba, afferma senza mezzi termini che le sei frequenze contese devono essere assegnate alle televisioni locali. La candidatura è giustificata dall’art.8 del Testo Unico della RadioTelevisione, che stabilisce che alle emittenti locali deve essere assegnato un terzo della capacità trasmissiva nazionale.
L’Italia possiede 27 frequenze coordinate, cioè libere da interferenze extranazionali, e per legge le tv locali dovrebbero averne nove. Nove come quelle vendute nell’asta LTE dello scorso settembre, che ha portato quasi 4 miliardi di euro nelle casse statali. Per Montrone, oltre ai sei multiplex, lo Stato dovrebbe concedere anche altre tre frequenze protette per rispettare i precetti del Testo Unico. Il presidente del Gruppo Norba teme un’”asta fantasma” , nel caso in cui Mediaset rinunci ad essa.
Pur non volendo mettere in dubbio l’importanza delle tv locali in relazione al pluralismo e alla crescita economica, le richieste delle associazioni sembrano un pò troppo esose. In primis, perchè l’asta è stata indetta dal Governo per produrre gettiti a vantaggio delle casse statali. Se l’asta fosse riservata alle tv locali, non potrebbe generare gli introiti che, a ragione, dovrebbero derivare da una vendita alle emittenti nazionali e agli operatori di telecomunicazione. In secundis, questi ultimi hanno un “diritto di precedenza” sulle frequenze, che è giustificato dalle recenti disposizioni europee in materia di sviluppo della rete mobile. Per quanto gli interessi delle tv locali possano essere importanti a livello nazionale, in questo caso si parla di una dimensione sovranazionale nella quale il nostro paese non può più permettersi passi falsi.
Alberto De Bellis