La delega alle Comunicazioni è stata affidata a chi, stando all’esperienza accumulata, se ne intende veramente: l’on.le Paolo Romani.
Come informa il sito www.storiaradiotv.it, “Paolo Romani è stato, unitamente a Marco Taradash, il fondatore di Tele Livorno, storica emittente che trasmetteva dal 1974, presidente della TeleLivorno spa, quando Tvl cessò le trasmissioni”, successivamente “vicino a Nichi Grauso, in Sardegna, vive la fase pionieristica di Videolina”. Negli anni ’80 venne chiamato dall’editore Peruzzo a dirigere la neonata Milano Tv prima e Rete A poi, passando per l’esperienza di editore della storica rivista Millecanali. In tempi ancora successivi fu l’uomo scelto da Salvatore Ligresti per dirigere Telelombardia. Indi divenne editore di Lombardia7 per poi dedicarsi alla politica. Esponente di Forza Italia, è già stato sottosegretario delle comunicazioni nel governo Berlusconi III.
Da un uomo concreto e rapido qual è, ci si aspettano da lui interventi veloci e decisivi per rimettere in moto il governo delle comunicazioni che nella legislatura Prodi aveva vissuto uno dei momenti peggiori (con Gentiloni preso in voli pindarici di riforma del sistema con progetti d’intervento sugli alti assetti, quando era noto a tutti, tranne evidentemente che a lui, che i problemi stavano nelle fondamenta). A Romani spetterà, tra le altre cose, il compito di agire sull’organizzazione centrale della P.A. di specie, confusa e inefficiente (emblematici sono gli indirizzi spesso opposti assunti dalla D.G.P.G.S.R., che spesso è apparsa “vivere sulla luna”, rispetto alla D.G.S.C.E.R., decisamente più concreta) e, soprattutto, sulla spinosa questione degli Ispettorati Territoriali, per i quali urgono azioni volte a ripristinarne (o in alcuni casi avviarne…) l’operatività. In effetti, in un settore profondamente permeato di tecnica, non si può prescindere, ai fini di una corretta gestione dello spettro radioelettrico, dalla disponibilità di organismi di controllo territoriale efficienti e rapidi. Il primo passo sarebbe quello di conseguire l’autosufficienza economica delle periferie, affinché ogni I.T. possa introitare direttamente i conti terzi richiesti alle emittenti per le attività d’istituto nelle proprie casse, senza attendere le retrocessioni lunghe e complesse della tesoreria dello Stato. Un secondo gruppo di interventi, non meno urgente ed importante, attiene alla sburocratizzazione dell’apparato e certamente alla rimozione dei “fannulloni dalla P.A.” (per dirla con Brunetta) o quantomeno ad una più attenta assegnazione degli incarichi (in alcuni Ispettorati ci sono addirittura funzionari che aborrono il rapporto de visu con l’utenza, a tutto danno dell’economia dell’attività). Il tutto, naturalmente, passando da una maggiore propensione alla meritocrazia, affinché siano premiati coloro che si impegnano e siano condannati l’assenteismo, il disinteresse e la superficialità che purtroppo regnano ancora in alcune sedi dell’ex Ministero delle Comunicazioni. Solo una volta messa a punto l’efficienza della macchina di controllo si potranno valutare interventi più complessi ed articolati, volti a consentire al settore delle comunicazioni di massa nel nostro paese di svilupparsi e prosperare senza inutili lacci e laccetti.