RASSEGNE STAMPA GRATIS SUL WEB: ANCHE I POLITICI CONTRO GLI EDITORI. COSA DICE LA CONVENZIONE DI BERNA

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Non smette di sollevare polemiche la lettera che Fieg, Uspi, Anes, Mediacoop e Fisc hanno inviato a tutte le pubbliche amministrazioni per chiedere la sospensione del servizio di rassegna stampa gratuita sui siti internet. Naturalmente la partita si sta giocando soprattutto sui social network e sul web. Ma sorprende che a fomentare la protesta contro le “Associazioni di Editori firmatarie della lettera” che “rappresentano le aziende editrici di giornali quotidiani e periodici e le agenzie di stampa nazionali” sia proprio un ex direttore con la D maiuscola: Gianni Riotta. L’hashtag #nocensurerassegneweb, da lui coniato, ha scalato subito la classifica degli argomenti più discussi sul social network, coinvolgendo molti addetti del settore, ma anche diversi deputati e senatori, come i Pd Paolo Gentiloni, Marina Sereni, Vincenzo Vita e Andrea Sarubbi, Udc come Roberto Rao e Pdl come Maurizio Lupi, tutti schierati a difesa del diritto inalienabile del cittadino a leggere gli articoli della rassegna stampa della Camera.
Riotta ha citato, a conferma della sua tesi, l’art. 10 della Convenzione di Berna per la protezione delle opere letterarie e artistiche, che assicurerebbe la liceità delle rassegne stampa. Peccato che l’articolo in questione parli solo di citazioni e non della pubblicazione per esteso dell’intero articolo (“Sono lecite le citazioni tratte da un’opera già resa lecitamente accessibile al pubblico, nonché le citazioni di articoli di giornali e riviste periodiche nella forma di rassegne di stampe, a condizione che dette citazioni siano fatte conformemente ai buoni usi e nella misura giustificata dallo scopo?). Ma anche se si volesse disquisire su che cosa si può davvero intendere per “citazione”, l’articolo 10 bis taglia la testa al toro, specificando che ogni paese che aderisce alla convenzione di Berna può disciplinare come crede la riproduzione di articoli su argomenti “economici, politici, religiosi, pubblicati in giornali o riviste periodiche”, ma solo nei casi “in cui la riproduzione, la radiodiffusione o la predetta trasmissione non ne siano espressamente riservate”.
Gli editori sono pronti a concedere alla Pubblica amministrazione la facoltà di non pagare i contenuti delle rassegne stampa interne, ma sono decisi a contrastare la loro apertura indiscriminata sul web, che trasforma la rassegna stessa in “un vero e proprio sito d’informazione digitale, autonomo e concorrente rispetto alle sue stesse fonti”.
Certo il problema del diritto d’autore sulla rete non è semplice e prima o poi il tema dovrà essere affrontato e regolarizzato.

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