Le ultime dichiarazioni sulla riforma del lavoro, arrivano dai microfoni di “Radio anch’io”, cui il ministro del lavoro Elsa Fornero ha rilasciato stamattina dichiarazioni tese a rassicurare il mal contento diffuso.
La Fornero ha infatti detto che non è nelle intenzioni del governo procedere a licenziamenti indiscriminati.
Ma lo spettro del licenziamento senza reintegro è il principale timore dei lavoratori, la cui voce è affidata alle parole del leader Cgil Susanna Camusso che ha prontamente replicato alle promesse della Fornero.
Lotta alla precarietà, ammortizzatori sociali, flessibilità in uscita, sono i punti chiave della modifica dell’Art.18.
Ma la strada per l’accordo tra le parti è ardua ed al momento lontano dal raggiungersi, l’unico fronte comune del malcontento riguarda la materia dei licenziamenti.
La modifica dell’Art.1 8 andrà ad interessare in ogni caso le aziende con un numero di dipendenti maggiore a 15 ed il modello preso a prestito per il varo della proposta di legge sul rapporto tra dipendente e datore di lavoro è quello della Germania.
Nell’ordinamento tedesco, la riforma Hartz approvata dall’ex cancelliere socialdemocratico Schroeder, prevede che il giudice, sia nei licenziamenti per motivi disciplinari, sia in quelli per motivi economici (crisi, ristrutturazioni aziendali), decide su indennizzo o reintegro.
Se i giudici teutonici hanno quindi la possibilità di decidere anche del reintegro del lavoratore, non sarà esattamente lo stesso per l’Italia.
Finora i giudici del lavoro, per le aziende di medie-grandi dimensioni, una volta accertato il carattere ingiustificato del licenziamento, o comunque l’inconsistenza delle prove addotte dal datore di lavoro, potevano ordinare il reintegro senza ulteriori accertamenti, situazione che sarà destinata a cambiare radicalmente.
Ora invece se la riforma verrà approvata a farne le spese saranno i licenziati per motivi economici, o oggettivi, anche se ingiusti, che non avranno più diritto alla reintegrazione nelle aziende con oltre 15 dipendenti, a meno che la motivazione ufficiale non nasconda in realtà un motivo discriminatorio o disciplinare.
È sulla possibilità che hanno le aziende di nascondersi dietro la facciata del motivo economico, per dissimulare quello discriminatorio, che si gioca la partita del più forte.
È su questo fronte che si staglia l’accesa discussione del segretario generale della Cgil Susanna Camusso che afferma che non bisogna cambiare delle virgole al testo della riforma ma partire dal principio che il licenziamento illegittimo è sempre illegittimo qualunque sia la ragione che l’impresa vuole attribuire.
Le compagini sindacali invocano il diritto al reintegro che è vigente nella maggior parte dei paesi europei e riguarda senza esclusione di sorte anche il licenziamento economico.
Altro nodo cruciale quello delle pensioni e gli esodati, ovvero coloro che hanno perso il lavoro ma non hanno ancora l’età per la pensione.
Nel limbo degli esodati si trovano circa 350.000 persone, che sono stati incentivati all’esodo volontario dalle aziende tramite il cosiddetto “scivolo” pensionistico, ed adesso si trovano nell’incertezza di un futuro economico.
La Fornero ripete come un mantra : “L’ultima cosa che vogliamo fare è spaccare il Paese”, beati gli uomini che posseggono la virtù della fiducia., di questi tempi è una dote rara.
Arianna Esposito