UN NEMICO DELLA RAI. IL LIBRO DI MASI CONTRO SANTORO

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17 milioni per togliere il disturbo. Si dice che tutti hanno un prezzo. Per Mauro Masi quella era cifra che pretendeva Santoro per lasciare la Rai.
Uscirà il 4 aprile, edito da Marsilio, il libro di Masi: “Un nemico della Rai. 800 giorni contro la tv pubblica”. L’ex dg della Rai racconta, tramite le domande di un giornalista, Carlo Vulpio, i retroscena che hanno anticipato l’uscita di Santoro dalla Rai.
Secondo Masi il trasloco del giornalista sarebbe costato 17 milioni di euro. Santoro avrebbe preteso l’acquisto di una serie tv dal titolo “Il signor M”, uno sceneggiato sull’Olocausto e una miniserie in giallo da girare a Pantelleria, dalla sua società Zerostudio’s. Per questi prodotti il conduttore di Servizio Pubblico avrebbe preteso 14 milioni di euro, un prezzo maggiorato motivato dalla sua rinuncia a tutti i ricorsi contro l’azienda. Non finisce qui. C’erano le 3 annualità di stipendio, le ferie arretrate, il Tfr. Ecco che arriviamo a 17 milioni.
Masi racconta che Santoro inizia la trattativa mandando in prima linea Lucio Presta, manager di vari personaggi dello spettacolo. L’accordo viene approvato dal cda, Garimberti incluso.
Poi Santoro fa marcia indietro. L’allora conduttore di Annozero si risente per delle dichiarazioni dello stesso Garimberti che avrebbe gettato ombre sulla scelta di Santoro di lasciare la Rai. Il giornalista afferma che le dichiarazioni del presidente Rai erano lesive della sua reputazione verso i telespettatori. Masi dichiara di aver cercato di riappacificare i due, ma Garimberti non tratta. L’accordo salta e Annozero riparte. «Credo che abbia visto l’occasione per farmi fare flop e l’abbia colta al volo», afferma Masi riferendosi al presidente Rai.
Masi spiega anche l’episodio della telefonata in diretta: «forse ho commesso un errore».
L’ex dg cerca di spiegare le motivazioni di allora affermando che quella serata, in pieno Ruby-gate, Santoro avrebbe «mostrato foto o, meglio presunte foto, in ogni caso compromettenti che riguardavano Ruby. Se quel mio intervento “sbagliato” ha evitato che Santoro tirasse al massimo la corda, allora sono quasi contento di aver commesso quell’errore», dichiara Masi, che da allora pare abbia troncato ogni rapporto col giornalista salernitano.
Santoro non è l’unica “vittima” del libro di Masi. L’ex dg critica anche il suo successore, Lorenza Lei. L’opinione è motivata da una disamina dettagliata. «Il bilancio previsto per il 2011 prevedeva un avanzo di oltre 20 milioni di euro [l’attivo è, invece, di “appena” 4,1 milioni]. Il bilancio era parte del Piano industriale 2010/2012 che ha permesso di realizzare maggiori entrate o minori spese per oltre 200 milioni. Aggiungo poi che il bilancio 2010, chiuso con 90 milioni di disavanzo, era stato costruito in moda tale da far sì che il successivo potesse essere in attivo. Sono cose che la dottoressa Lei sa benissimo. Forse è stata fraintesa. Il pareggio di bilancio per l’esercizio 2011 è in larghissima parte frutto del mio Piano industriale. In Rai lo sanno tutti, anche se non lo dicono». Non può mancare un suggerimento sulla governance. L’ex dg pensa che con l’attuale sistema il cda e il direttore generale si pestino i piedi a vicenda creando uno stallo decisionale. «Il dg è ostaggio del Cda, di cui non fa parte, che a sua volta non può approvare nulla che non sia proposto dal dg».
Essendo un libro di ex non ci bisogna sorprendersi che Masi si liberi di qualche sassolino dalla scarpa. Ecco che spuntano aneddoti succosi come il consigliere che raccomanda una ballerina zoppa; l’antipatia «reciproca» con Paolo Ruffini; gli aspiranti famosi in cerca di ospitate; le molestie dei politici, degli attori, dei giornalisti desiderosi di apparire nei tg.
Ma Masi sarà mica sceso a compromessi?
Egidio Negri

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