THE PIRATE BAY, L’OLANDA SPEGNE I SERVER PROXY MENTRE MICROSOFT “CENSURA” I LINK ALLA BAIA

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La corte dell’Aja ha emanato una seconda ingiunzione per la rimozione coatta del servizio proxy, “tpb.dehomies.nl” colpevole di aggirare i blocchi decretati alla Baia specializzata nella ricerca per tutto il web di file BitTorrent, posto fuori legge per violazione di copyright e pirateria informatica dopo la condanna in appello in Svezia dei suoi quattro gestori. Trattasi dei tre fondatori Peter Sunde, Fredrik Neij e Gottfrid Svartholm, e dell’imprenditore Carl Lundström, proprietario della società Rix Telecom/Port80 mediante cui veniva garantito il servizio di hosting al portale incriminato.

Qualora l’ultimo provvedimento di inibizione predisposto dal giudice olandese rimanesse inascoltato, gli admin della piattaforma proxy sotto accusa rischierebbero una multa pari a mille euro da saldare per ogni giorno di inosservanza. Una previsione sufficiente, a quanto pare, ad ottenere la resa “volontaria” da parte di altri siti simili, come alwaysapirate.org e remastered.nl.
Un ruolo decisivo per gli ultimi risvolti giudiziari del caso, lo avrebbe giocato, ancora una volta, l’organizzazione anti-pirateria olandese BREIN, il cui staff legale aveva già innescato un primo giro di avvisi intimidatori contro le piattaforme di aggiramento dei “sigilli” applicati al popolare tracker del BitTorrent globale. La stessa prassi era stata applicata due anni prima al provider locale Ziggo, pressato dagli avvocati di BREIN per non aver inibito l’accesso via DNS a The Pirate bay. Una denuncia che ha condotto a gennaio di quest’anno alla prima sentenza olandese di blocco a mezzo Isp alla Baia, fissando una sanzione pecuniaria di 10mila euro da estinguere per ogni giorno di inottemperanza all’ordine.
Forte del successo ottenuto in passato, il direttore di BREIN, Tim Kuik, non ha esitato a far presente che “Se gli operatori di questi siti proxy non si decideranno a rispettare l’ordinanza del giudice verranno considerati responsabili dei danni arrecati da The Pirate Bay”. Una stima generale in termini monetari di suddetti danni era stata già prodotta dalla Corte Suprema svedese che nella sua sentenza di condanna aveva obbligato i quattro artefici del sito, a pagare una sanzione pecuniaria pari a 6,78milioni di euro contro i 117 milioni inizialmente richiesti dall’accusa, la Federazione internazionale dei fonografici (IFPI).
Le ultime evoluzioni in sede giudiziaria sembrano aver contagiato anche altri operatori dell’universo internet, da ultimo un nome altisonante come Microsoft che negli ultimi giorni (fonte The Register) avrebbe impedito lo scambio di link alla Baia filtrando le comunicazioni degli utenti tramite Windows Live Messenger. Un’autentica operazione di blocco preventivo dei messaggi contenenti link (riconosciuti dal software come “non sicuri”) diretti alla piattaforma, ed innescato mediante l’invio di segnalazioni atte ad inibire le comunicazioni in essere e, nel caso di utilizzo di client esterni, a respingere al mittente la richiesta di invio mediante la notifica di errore nella procedura. Tale prassi verrebbe gestita in automatico da Microsoft, mirando ai soli Url facenti capo a The Pirate Bay, circostanza che confermerebbe l’intento, da parte di Redmond, di sottrarsi a qualsiasi tipo di responsabilità indiretta, operando un controllo sulle comunicazioni dei propri utenti ed evitando così di ospitare potenziali fattispecie di illecito.
Sembra che la “morsa” dei provvedimenti antipirateria eterodiretti inizi a sortire effetti di gran lunga più trasversali di quelli auspicati, arrivando ad “ispirare” anche ad una Corporation multistrutturata come Microsoft, forme di filtraggio preventivo delle comunicazioni via chat scambiate in privato dagli utenti anche se non ancora motivate in via ufficiale.

Manuela Avino

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