Elettronica Industriale (Mediaset) ed Europa Way (Centro Europa 7 di Francesco Di Stefano) chiedono al Tar Lazio di cancellare il “decreto” di Francesco Saverio Leone, direttore generale del ministero dello Sviluppo, che ha sospeso per novanta giorni, la procedura di assegnazione di sei reti digitali nazionali (composti da dieci frequenze).
I due ricorsi fanno una ricostruzione “antagonista” delle vicende del sistema televisivo che hanno portato al “concorso di bellezza”, ma convergono nei motivi per i quali occorre annullare l’atto. In entrambi i casi non si chiede la “sospensiva della sospensione”, ma un giudizio di merito.
Per Elettronica Industriale il beauty contest delineato dalla delibera 181/2009 dell’Autorità per le comunicazioni è la misura più idonea a “contemperare le esigenza di continuità delle reti esistenti” e di “garanzia di adeguati spazi ai nuovi entranti”. Il modello del beauty contest è quello seguito da molti stati europei per assegnare i diritti d’uso delle frequenze, dal Regno Unito alla Francia (dove, però, non si assegnano frequenze ma capacità trasmissiva sulle stesse: la frequenze resta allo Stato in caso di cessazione delle trasmissioni).
Si ricorda come la commissione Ue abbia sospeso la procedura d’infrazione contro l’Italia “a seguito del positivo esame degli atti di gara”. In caso di un loro annullamento o una revoca, allora, lo Stato italiano rischia di “rispondere dei danni arrecati alle imprese…” ma rischia anche “una condanna in sede comunitaria all’esito della procedura d’infrazione attività nei suoi riguardi”.
Il ricorso di Europa Way ricorda come la formazione del sistema televisivo nazionale privato è stata caratterizzata, secondo la Corte Costituzionale “da una mera occupazione di fatto delle frequenze (esercizio di impianti senza rilascio di concessioni o autorizzazioni) al di fuori di ogni logica di incremento del pluralismo”. Il ricorso analizza i motivi della procedura d’infrazione dell’Ue contro l’Italia, compreso il “diritto speciale” a continuare a trasmettere dato alle emittenti nazionali analogiche non titolari di concessioni (leggi: Rete4) sino allo switch off digitale, riservando ai soli operatori già attivi la possibilità di sperimentare il digitale.