Ancora manifestazioni e proteste in Ungheria contro la discussa costituzione che ha introdotto restrizioni intollerabili alla libertà di stampa, al sistema pensionistico, ai portatori di handicap ed ai sussidi ai trasporti pubblici e pesanti tasse. Sabato scorso, circa settantamila persone si sono riunite in piazza Kossuth a Budapest per chiedere le dimissioni del primo ministro Viktor Orban (foto).
La legge ungherese sui media, proposta dal partito conservatore di governo, Unione civica (Fidesz) e approvata con una maggioranza dei due terzi dell’Assemblea, prevede un’unica fonte di notizie – l’agenzia di stampa nazionale – per radio e tv e dà al nuovo organismo di controllo – l’Autorità per le comunicazioni e i media nazionali – la possibilità di sanzionare giornalisti ed editori responsabili della diffusione di notizie “inappropriate e squilibrate” con multe che possono arrivare fino a 90mila euro. Tali disposizioni sono state fortemente contestate dal Consiglio d’Europa e oggetto di tre procedure d’infrazione da parte della Commissione Ue. In ultimo la legge è stata bocciata dalla stessa Corte Costituzionale che ha chiesto l’abrogazione di alcuni articoli come quello che obbliga i giornalisti a rivelare le fonti, e le forme di controllo sui contenuti. La Corte ha contestato anche il ruolo del garante per i media. Il Parlamento ungherese ha tempo fino al 31 maggio 2012 per correggere gli articoli abrogati.
Intanto, giovedì 15 marzo, giorno della Festa Nazionale della Libertà di Stampa in Ungheria, sarà pubblicato, in collaborazione con il sindacato Pdszsz, un giornale dedicato ai temi della democrazia, della libertà di opinione, con articoli firmati da oltre venti leader dell’opposizione. Lo stile della pubblicazione ricorderà i giornali del lontano 1848 ed il contenuto affronterà tutte le più importanti aree di crisi e gli attuali problemi della società ungherese. Il giornale sarà distribuito come inserto in vari quotidiani e settimanali.
Home
Giurisprudenza SETTANTAMILA IN PIAZZA, A BUDAPEST CONTINUA LA BATTAGLIA PER LA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE