Ieri il presidente del Senato Renato Schifani ha ricordato il ddl sulle intercettazioni telefoniche affermando che «è ormai il tempo delle decisioni». Per Schifani, «è il Parlamento che deve definire il punto di bilanciamento tra valori costituzionali e individuare il giusto equilibrio». Non si è fatta attendere la replica del sindacato dei giornalisti che, a suo tempo, tanto ha lottato contro l’approvazione del disegno di legge in oggetto. «Non c’è mai nessun tempo buono – si legge nella nota della Fnsi – per leggi bavaglio: né quello della difficoltà o del disagio economico e sociale, né quello dei governi tecnici, di transizione, di decantazione o di salvezza nazionale. Questi tempi devono essere utili, invece, al recupero del buon senso comune e della giusta considerazione del valore democratico di una libera informazione esercitata con lealtà e senza censure, senza autorizzazioni preventive. La Costituzione, la legge professionale e il codice deontologico dei giornalisti non richiedono leggi astratte e di preventiva punizione, mai e neppure per i casi delle intercettazioni telefoniche disposte dalla Magistratura. Altra cosa è, in una fase che si vuole di sereno confronto di merito sulle cose, fissare dei limiti di tempo al segreto giudiziario, con regole chiare, di custodia delle informazioni riservate. I buchi della rete della sicurezza e della protezione dei dati acquisiti ai fini di giustizia e a garanzia delle persone oggetto di indagine o solo sfiorate, o di terzi coinvolti inconsapevolmente, non possono essere motivo di intervento preventivo sul diritto di cronaca».
«La Fnsi condivide, con il Garante della Privacy, che difficilmente sarebbe compatibile con il quadro costituzionale una legislazione che pretendesse di definire in via generale e astratta quando sussiste o no l’interesse pubblico a conoscere e, quindi, a pubblicare. Per i giornalisti l’unica riforma utile per liberare l’informazione e renderla ancora più responsabile sul piano deontologico è quella di una nuova disciplina dell’autonomia giurisdizionale in materia di responsabilità deontologica. Come ha detto il Presidente Pizzetti, è dovere di tutti chiedere che i media siano anche gelosi custodi delle regole che essi stessi si sono dati. Una riforma è necessaria semmai per assicurarne l’efficacia».