E’ solo uno dei numerosi moniti lanciati dal Presidente dell’Autorità Garante della privacy Francesco Pizzetti durante la presentazione del volume “Sette anni di protezione dati in Italia” tenutasi oggi a Roma.
«La nuova fase della protezione dati a livello Ue si inserisce in un contesto globale. Fondamentale il lavoro della Commissione Ue per il nuovo Regolamento e la Direttiva comunitaria sulla privacy», ribadisce il Presidente del Collegio formato da Giuseppe Chiaravalloti, Mauro Paissan e Giuseppe Fortunato. Una priorità legata a doppio filo con le scadenze fissate dall’Agenda Digitale Europea che senza il supporto di regole sicure per la tutela dei dati personali degli utenti potrebbe «andare incontro a resistenze, diffidenze e limitazioni che ne metterebbero seriamente a rischio l’efficacia innovativa e la capacità di incrementare lo sviluppo delle nostre economie».. Il Garante non manca di citare a tal riguardo il lavoro svolto a livello internazionale dal Gruppo delle Autorità per la privacy europee, Articolo 29, sul fronte degli sviluppi del web e dell’Information Communication Technology, e l’introduzione delle direttive del Pacchetto Telecom per le nuove regole relative all’uso dei cookies ed al tracciamento degli utenti fino alle tecniche di profilazione legate alla behavioural advertising, che tanto clamore hanno destato soprattutto nell’ultimo anno ( la Google privacy policy, il tracciamento di Safari e gli iPhone spioni). Per non parlare degli interventi in materia di enforcement delle tutele ed avvertenze che siti, forum, blog e social network dedicati alla salute sono ora tenuti a pubblicare per informare sui rischi di esporsi in rete con la propria patologia.
L’incontro di oggi che ha visto la presenza del Presidente del Senato, Renato Schifani, e della Vicepresidente della Camera dei Deputati, Rosy Bindi, nonché di rappresentanti del Governo, delle Istituzioni, del mondo dell’impresa e delle associazioni di categoria, è stato soprattutto un’occasione per stilare un bilancio delle attività più rilevanti svolte dall’Autorità nel 2011 e che hanno acceso i riflettori su temi urgenti e di grande impatto sui diritti di cittadini, utenti e consumatori. Basti pensare ai rischi legati alla gestione delle informazioni personali divulgate su internet, sui social network, l’uso degli smartphone, la trasparenza online associata ai controlli fiscali troppo invadenti e le sfide prospettate dagli open data che potrebbero provocare, secondo l’Authority uno “strappo allo Stato di diritto. Vediamo che è in atto – prosegue Pizzetti- di giorno in giorno, una crescente spinta al controllo e all’acquisizione di informazioni sui comportamenti dei cittadini. Un fenomeno che, unito all’amministrazione digitale e all’invocazione di una trasparenza declinata come diritto a conoscere tutto, può condurre a fenomeni di controllo sociale di proporzioni spaventose”.
Il Garante ha inoltre espresso forti preoccupazioni sull’uso delle intercettazioni giudiziarie che meriterebbe soluzioni legislative equilibrate tali da contemperare tempi e modi in cui i dati acquisiti a fini investigativi possano essere comunicati alla stampa, onde evitare il sempre più diffuso fenomeno della gogna mediatica sui fatti di cronaca giudiziaria favorita – a detta di Pizzetti – anche dagli stessi operatori dell’informazione. Forti critiche sono state poi rivolte alla decisione del Governo di ridurre e poi di escludere del tutto l’applicabilità del codice per la privacy alle persone giuridiche, così come sancito dal decreto Sviluppo del 13 maggio 2011 e dal successivo decreto Salva Italia del 6 dicembre. Un «errore» che secondo Pizzetti rischia di diminuire le forme di tutela per le imprese calate in un contesto di competitività produttiva in cui «i dati possono essere archiviati, trattati, incrociati, con modalità sempre più sofisticate» anche per «finalità spesso impreviste o illecite» mentre nell’eventualità di perdita dei dati sensibili dei propri clienti, potranno solo ricorrere alla Giustizia ordinaria. Un limite peraltro contestato ache dal Presidente di Adoc, Carlo Pileri, che si è così espresso riguardo il ruolo poco incisivo del Garante: «L’Authority così come cocepita risulta superflua e obsoleta», specie di fronte all’urgenza di un rafforzamento dei poteri di tutela e di contrasto alle violazioni, sia in termini sanzionatori sia risarcitori «della riservatezza di ogni cittadino italiano».
Manuela Avino