Il Pd non vuole un rinnovo dei vertici Rai con la Gasparri. Il Pdl non vuole cambiare la tv pubblica. Il governo, tra due fuochi, convoca un vertice. Probabile una guerra di veti.
Orami lo sanno anche i muri. Bersani continua a ripetere che non parteciperà alla nomina di un nuovo cda con le regole della Gasparri, «anche se non sfiducerà il governo per questo».
Non è solo il Pd a bloccare la formazione di un nuovo cda. Di Pietro è pronto a “combattere” contro l’attuale legge. Ieri il leader dell’Idv ha promesso di scendere in piazza per rivendicare una Rai libera dai partiti.
Anche il Terzo Polo non vede di buon occhio gli attuali meccanismi di nomina, anche se per ora le proteste di Udc e Fli sono più moderate.
E la Lega? Il Carroccio sembra disinteressarsi della questione. È forse un modo per appoggiare il Pdl senza perdere il ruolo di opposizione? Non possiamo dirlo. In ogni caso la posizione di Bossi e company non cambierebbe le cose.
Anche con la sola assenza di Pd e Idv la Vigilanza non avrebbe il numero legale per agire. Quindi niente nomine. Emerge prepotente l’ipotesi della prorogatio. Non è una buona soluzione, ma è l’unica possibile.
Tuttavia non è troppo tardi per smussare gli angoli delle posizioni. Il Pd potrebbe anche accettare di partecipare al voto in cambio di determinate garanzie sulle nomine del presidente, del consigliere del Tesoro e del dg. Bersani è consapevole che «non si può realizzare una riforma con metà del Parlamento contro», ma spera ancora in un mini-decreto, magari sollecitato da Napolitano, che riduca i consiglieri da 9 a 5 e che dia più poteri al dg. Per ottenere ciò il democratico potrebbe anche accettare una breve proroga fino alla fine di aprile.
Il Pdl rimane fermo. Alfano ribadisce che «la vera emergenza è l’economia». Ci sono tutti i presupposti per uno stallo decisionale. Senza il beneplacito del Pdl qualsiasi riforma diventa impossibile.
Veto contro veto. Ostruzionismo contro immobilismo.
Inquietante, ma realizzabile la profezia di Paolo Gentiloni. «Sono contrario alle ritorsioni del Pd contro l’esecutivo, ma temo che una guerra dei veti sia nella logica delle cose. Inevitabile. Con un veto berlusconiano si crea un precedente pericoloso», ha affermato l’ex ministro delle Comunicazioni.
Si preannuncia una guerra fredda il vertice di giovedì che Monti ha convocato. Saranno invitati Alfano, Bersani, Casini. Si parlerà anche di «alcune prossime scadenze», quindi anche di Rai.
Pronta la risposta di Alfano: «Ci sarò». Ma poi il segretario del Pdl aggiunge: «Di Rai e giustizia parli chi vuole». Non meno combattivo Bersani: «Se il governo rinuncia alla riforma deve motivare la sua posizione». Un «non c’è tempo per cambiare la legge», frase già snocciolata da Passera non basterà come giustificazione.
Ancora più duro Matteo Orfini, responsabile Cultura del Pd: «è impensabile che il governo non intacchi due conflitti di interessi: Rai e Giustizia. Sarebbe un governo coraggioso sui pensionati e codardo con Meidaset».
Nella situazione attuale, un misto di immobilismo e confusione, anche stabilire con chiarezza una proroga, magari a settembre, con la promessa di cambiare le cose, potrebbe essere già un compromesso accettabile.
Egidio Negri