IL PARTITO DELLE DONNE DEL DG LEI

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Basta con la macchina del fango. «Lorenza Lei deve rimanere al timone». Non lo afferma un consigliere Rai, un parlamentare della Commissione Vigilanza o il Vaticano.
A difendere la Lei è un gruppo di donne. Si tratta di private cittadine, professioniste, imprenditrici che hanno scritto al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, affinché il primo dg Rai donna rimanga al timone della tv pubblica.
La lettera è arrivata anche a Monti, ai ministri Passera e Fornero.
Per le paladine del dg la Lei sarebbe vittima di «attacchi continui e immotivati, con il palese intento di indurla ad abbandonare la posizione che al momento ricopre». Lasciata sola da donne che «hanno fatto finta di non vedere o peggio ancora si sono schierate contro di lei».
La missiva snocciola qualche dato statistico con l’obiettivo di dipingere l’Italia come un Paese maschilista « in cui ancora resiste il triste primato, che Lei ha più volte correttamente stigmatizzato, per cui le donne in posizioni dirigenziali sono solo il 5% a fronte del 30% o 40% dei paesi del Nord Europa».
Non manca l’accenno per la gestione del Festival. Secondo il comitato pro-Lei le polemiche non hanno senso in quanto il dg avrebbe agito con correttezza e buon senso « manifestando apertamente ed in modo democratico un parere differente da quello di Celentano, ma non impedendo in alcun modo la sua libertà di espressione».
Poi per la discussa clausola “antimaternità e antimalattia” la lettera è perentoria: «il falso in questo è totale, visto che tale clausola, che è presente nei contratti Rai dal 2004, non è stata certo introdotta da Lorenza Lei, bensì da un altro direttore del passato. Uomo. La Lei inoltre si è subito impegnata a far sparire tale clausola dai contratti, ma ciò non è bastato a non farla diventare “capro espiatorio” di un peccato di tutta evidenza non suo».
Dunque per le redattrici della lettera la Lei «non deve diventare la responsabile, come dirigente e come donna, della cattiva gestione dei suoi predecessori, né il simbolo di un modus operandi spietato nei confronti delle donne, soprattutto quando queste occupano, peraltro con grande prestigio, quei pochi ruoli di potere e di responsabilità. Sarebbe un errore oggi, non solo offendere una professionista, ma soprattutto mandarla via prima della conclusione del suo mandato, assecondando un certo maschilismo fuori e dentro l’azienda».
La presenza della Lei al timone dirigenziale della Rai sarebbe, secondo la lettera, una questione di uguaglianza e di pari opportunità.
Inoltre nel finale dell’accorato scritto c’è un riferimento ad una petizione in favore del dg che avrebbe già superato le mille firme.
Napolitano e i ministri si faranno influenzare da un appello cosi “di parte”, in nome delle pari opportunità e di un femminismo “sbiadito”?
Egidio Negri

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