L’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Bocconi è stata occasione di riflessione sulle opportunità di cambiamento offerte dall’informazione digitale. Nel suo discorso inaugurale tenuto il 25 febbraio, intitolato “L’informazione che cambia”, il professore emerito nonché Presidente di Rcs MediaGroup, Piergaetano Marchetti, analizza le nuove sfide prospettate alla politica dall’avvento di internet e dall’alfabetizzazione digitale, in relazione a temi fondamentali quali il diritto all’informazione e la garanzia di pluralismo nonché alla libertà di pensiero e di iniziativa economica.
Marchetti nella parte conclusiva della sua ampia disquisizione (che riportiamo di seguito) conferisce a tali argomenti una valenza di ordine strutturale tale cioè da dover impegnare le risorse dei Governi tenendo conto però dell’attuale fase di sviluppo tecnologico collettivo che imporrebbe, secondo il giurista, forme di intervento più puntuali e ispirate alla razionalità economica. Un’analisi che induce il Professore a dubitare, di fronte al dilagare del web, della validità di misure di sovvenzione pubblica alla manifestazione del pensiero nelle varie declinazioni che coinvolgono la partecipazione alla vita politica.
“Mi chiedo e ci si chiede che senso abbiano microprovvidenze a questa o quella testata cartacea con modestissime tirature, ove sia incentivato un facile accesso alla rete come offerente e come utente e ove, sopratutto, il Paese sia dotato di una rete capillare ed efficiente”, conclude il Presidente di Rcs.
Marchetti non ha mancato inoltre di proiettare il discorso oltre i confini nazionali, ponendo l’Agenda Digitale Europea quale punto di partenza e modello per il nostro Paese, essendo “volano fondamentale di sviluppo economico ma anche supporto strutturale ed enforcement ablativo di ostacoli di fatto all’esercizio di diritti fondamentali [..]Quello di informare ed essere informati, ma anche quello di iniziativa economica e libera concorrenza, quello di iniziativa e partecipazione politica, di migliori condizioni per fornire di beni e servizi essenziali, di attento monitoraggio dei valori ambientali e così via”.
Il Professore nelle sue conclusioni tende ad investire di enormi pregi le opportunità (innegabili) offerte da internet e dall’interattività dei mezzi di comunicazione (social network, blog) nonché dalla convergenza di piattaforme diverse (Pc, smartphones e tablets). Strumenti che rendono globale la comunicazione ed orizzontale, “policentrica”, l’informazione non più ancorata al “filtro dei media che fanno capo all’editoria tradizionale”. Deduzioni logiche, attuali e giustissime, ma che rischiano per certi versi di togliere peso ad un tema sensibile quale il pluralismo dell’informazione che, specie in Italia, dipende anche dalla sopravvivenza di piccole realtà editoriali strozzate in parte proprio dall’avvento di un più facile accesso “gratuito” all’informazione sul web. Più ragionevole, forse, sarebbe intendere l’evoluzione tecnologica e la digitalizzazione dell’informazione quale occasione di crescita e creazione di nuovi (alternativi) spazi di espressione, specie se tradotti in valore aggiunto per la libera concorrenza.
Manuela Avino