Nelle ultime ore la Commissione UE ha deciso di presentare alla Corte di Giustizia il testo dell’ormai famoso Anti Counterfeiting-Trade Agreement (ACTA). L’organo giurisdizionale dell’Unione stabilirà se il trattato è conforme alle libertà di espressione e di informazione, tutelate dagli organi comunitari al pari della proprietà intellettuale. Sul responso della Commissione hanno influito i dietrofront di diversi paesi europei, ultima in ordine cronologico l’Austria, che in un primo momento si erano mostrati favorevoli alla convenzione.
Si ricordi che negli scorsi giorni la Corte ha emesso una sentenza che impone agli Internet Providers di non effettuare un controllo preventivo sulle operazioni di file sharing degli utenti. E si rammenti pure che l’ACTA si prefigge di trasformare social networks e affini in guardiani della rete, permettendo l’installazione di filtri per controllare qualsiasi operazione apparentemente sospetta. Un intervento duro della Corte sembra scontato, poiché sentenza e convenzione non coesistono a livello giuridico.
Lo stesso Commissario Ue, Karel De Gucht, uno dei principali fautori dell’accordo, ha ammesso che è giusto ponderare sull’effetto che ACTA avrebbe sulle libertà fondamentali. Per il belga “sarà la Corte di Giustizia a chiarire in modo indipendente la legalità dell’accordo”. Intanto però continua a perorare la causa del trattato, sostenendo che non porterà alla censura di siti web, né controllerà le comunicazioni private su Internet.
Anche Viviane Reding (foto), Commissario Ue per la giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza, ritiene sacrosanto il rinvio alla Corte. La Reding spera che non venga inclusa nell’ACTA la three strikes law, la disposizione legislativa che porta alla disconnessione forzata dell’utente dal web per violazione di copyright. Questa norma è parte della legge antipirateria Hadopi, vigente in Francia e oggetto di numerose critiche per le restrizioni che commina all’utente. L’europarlamentare del PD Luigi Berlinguer è moderatamente soddisfatto per situazione di stallo in cui versa il trattato, che ora potrà essere sottoposto ad un più rigoroso esame da parte del Parlamento Europeo.