RIAD, GIORNALISTA RISCHIA LA PENA CAPITALE PER UN TWEET SU MAOMETTO

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È caduto nel vuoto l’appello delle organizzazioni per i diritti umani: le autorità della Malaysia hanno estradato in Arabia Saudita il giornalista Hamza Khashghari, accusato di apostasia da Riad, dove ora rischia di essere decapitato. Khashgari era stato arrestato dalla polizia malese, su mandato di cattura dall’Interpol, giovedì scorso al suo arrivo a Kuala Lumpur.

Le autorità religiose avevano orchestrato una campagna di linciaggio morale per aver scritto alcuni tweet su Maometto, bollati dagli imam come blasfemi.

Khashghari aveva scelto la Malaysia come rifugio perché fra i due Paesi non esiste un trattato di estradizione. Ma i forti legami d’affari e il denaro saudita hanno permesso di sorvolare sui diritti dell’imputato, il quale inutilmente ha fatto ricorso a un tribunale malesiano per bloccare la sua consegna. Secondo le organizzazioni per i diritti umani, il giovane stava fuggendo verso la Nuova Zelanda e Kuala Lumpur era solo una tappa intermedia verso la libertà. Pare che sia re Abdulah in persona a occuparsi del caso, su istigazione del mufti Abdel Aziz al Sheikh. Dopo averlo definito «un apostata», aveva chiesto un immediato processo.

Hamza Kashagari, 23 anni, lavorava per il quotidiano al-Bilad di Gedda ed è ritenuto uno dei più promettenti poeti della sua generazione. La scorsa settimana aveva scritto questi tweet a proposito di Maometto: «Nel giorno del tuo compleanno non mi inchinerò davanti a te. Di te amo alcune cose ma ne detesto altre. Sul tuo conto ci sono molte cose che non ho capito». E ancora: «Nietzsche diceva che la capacità di Dio di sopravvivere sarebbe limitata se non ci fossero degli idioti. Cosa direbbe se vedesse quelli dell’Ente per l’invito alla virtù e la lotta al peccato?».

Così Khashghari si è attirato i fulmini di 30 mila persone, che hanno inviato tweet indignati contro il «blasfemo», chiedendo che venga processato e condannato a morte. Su Facebook è stata creata la pagina «Il popolo saudita chiede l’esecuzione di Kashagari», alla quale hanno aderito 16 mila persone. Le autorità lo hanno licenziato dal giornale e gli hanno vietato di pubblicare le sue opere. Lui ha subito cancellato i tweet e chiesto perdono. «Volevo soltanto esercitare il più elementare dei diritti umani: la libertà di espressione e di pensiero», si è giustificato con «The Daily Beast». Mercoledì era riuscito a fuggire dal suo Paese. Ieri, sul sito di al-Jazeera, qualcuno consigliava di smetterla con gli atteggiamenti da zeloti per non fare odiare ancora l’Islam.

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