Nei giorni immediatamente precedenti alle elezioni, in una puntata di “Porta a porta”, Silvio Berlusconi, ha indicato in Lucio Stanca “un campione nazionale capace di ridare impulso all´innovazione del Paese”. Dunque anche se l´investitura, per ora è soltanto ufficiosa, sembra proprio che sarà Lucio Stanca a riprendere le redini delle politiche in tema di innovazione. Secondo quanto affermato dallo stesso Stanca nell´incontro a porte chiuse organizzato alla vigilia del voto da Assinform, in cima alle priorità c´è la digitalizzazione della PA e la piena attuazione del Codice per l´amministrazione digitale dal lui inaugurato nel 2006. E sarà il Cnipa a tornare nuovamente protagonista. Stanca ha annunciato, infatti, lo stanziamento di nuovi fondi a favore dell´ente incaricato di promuovere la digitalizzazione nella PA, che, “Durante i due anni del Governo Prodi è stato privato di circa i due terzi delle risorse da me precedentemente allocate”.
Secondo il futuro ministro “Una PA “all digital” consentirebbe allo Stato di dare una netta sforbiciata ai costi legati alla gestione degli uffici pubblici”. Lo stesso Berlusconi ha indicato in 20 miliardi di euro l´anno il risparmio risultante dalla digitalizzazione, sottolineando che solo nel passaggio dall´archiviazione cartacea a quella elettronica dei documenti si ridurrebbe di 3 miliardi di euro la spesa corrente.
Una delle questioni più spinose riguarderà “il rapporto incestuoso tra enti locali e aziende pubbliche”. Stanca intende dichiarare guerra al fenomeno dell’in-house, ossia alle aziende controllate dalle amministrazioni che assorbono una grossa fetta della domanda Ict della PA. “L’in house è il principale responsabile della debolezza del settore Ict italiano: la domanda pubblica di IT deve arrivare direttamente al mercato. Va riaffermata la piena competizione tra gli attori in campo senza l’ingerenza di soggetti pubblici”.
Un altro capitolo dell´agenda del candidato all’Innovazione è dedicato alle imprese. L’idea è di dar seguito al progetto Industria 2015 (varato dal precedente governo) seppur con qualche correzione: “È giusto finanziare i progetti innovativi più meritevoli, ma le aree su cui farli convergere non devono essere individuate dall’alto, secondo lo schema del governo Prodi, bensì dal mercato stesso che è certamente più competente”. E questo sarà fatto con la nascita dell’Agenzia per l’Innovazione, l’organismo che dovrà scegliere i progetti da finanziare. Per stimolare gli investimenti Stanca farà leva sulle detassazioni per le start-up innovative e su misure di detrazione fiscale a favore dei distretti tecnologici.
Altri obiettivi principali sono: estendere la copertura della banda larga a tutta la popolazione e dare il via alla realizzazione di una rete in fibra ottica di nuova generazione.
“La razionalizzazione delle risorse IT è oggi fondamentale e per la PA è addirittura imprescindibile”. Afferma Gianluigi Raiss, responsabile dell’Ufficio “Pianificazione e Razionalizzazione” del Cnipa. “I principali progetti di virtualizzazione programmati sono quelli di Inps, Inail, ministero della Giustizia e Cnr. Il ministero della Giustizia è forse la PA che sta compiendo, oggi, il maggiore sforzo di virtualizzazione dei propri apparati server. Questo progetto fa parte del più ampio intervento che il ministero sta portando avanti, in collaborazione con il Cnipa, per consolidare le moltissime sale server di cui dispone sul territorio, riducendole a centri servizi. Il ministero ha, inoltre, provveduto a reingegnerizzare le applicazioni software a disposizione di cancellieri e magistrati a supporto del processo penale e civile, che saranno rese disponibili agli utenti via Web”.
I risparmi sono notevoli e sono legati alla riduzione del numero dei server, che implica una riduzione del costo dei servizi di assistenza, un minor costo dell’energia e una riduzione degli spazi. Il risparmio è stato stimato intorno ai 25 mln di euro all’anno.
Ma nonostante i dati siano confortanti la virtualizzazione ha un rovescio della medaglia, spiega Vincenzo Messina, Technical Sales Manager, CA. Prima i tutto c’è il problema della sicurezza e poi la difficoltà di gestire l´eterogeneità infrastrutturale prodotta dalla virtualizzazione. Ad una maggiore dinamicità corrisponde il rischio di una proliferazione incontrollata delle macchine virtuali. L’essere svincolati dall’hardware dà maggiore libertà nell’introdurre nuove piattaforme e questo finisce per portare ulteriore eterogeneità e numerosità. “Affinché questa libertà non si trasformi in disordine è necessario che la stessa libertà sia governata, attraverso un’accurata gestione e messa in sicurezza”.
“Il 44% degli 800 professionisti IT che abbiamo intervistato, continua Messina, “non considerano la loro esperienza con la virtualizzazione un successo. Il 28% non vede il ritorno di investimento previsto o non è in grado di determinare se un ritorno sia possibile”. Come mai? “Il costo totale di possesso di un sistema deriva in gran parte dagli oneri di gestione che il sistema implica. Ridurre in un solo hardware decine di server e di applicazioni richiede praticamente lo stesso impegno di risorse economiche e di personale necessario per il mantenimento di hardware separati”. Inoltre la maggiore facilità e flessibilità di deployment porterebbe ad una crescita più rapida e al raggiungimento di una complessità maggiore “che finisce per erodere il risparmio inizialmente previsto”.
La virtualizzazione dunque facilita sì lo sviluppo ma proprio per questo va tenuta sotto controllo con strumenti in grado di unificare e semplificare la gestione degli ambienti dinamici e virtuali garantendo adeguati livelli di automazione e di controllo. “Solo così, conclude Messina, “le promesse di questa tecnologia potranno davvero essere mantenute”.
Fabiana Cammarano