TORNA IN EDICOLA “L’AVANTI” DIRETTO DA RINO FORMICA

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Il 19 gennaio è uscito in edicola ‘l’Avanti’, storico quotidiano del partito socialista, con in calce la firma di un nuovo direttore: Rino Formica, ex ministro delle Finanze craxiano che torna sulle scene a 12 anni esatti dalla scomparsa di Bettino Craxi.

Nel 1982 Beniamino Andreatta lo definì “un commercialista di Bari esperto di fallimenti e bancarotte” nella famosa “lite delle comari” che costò il posto di presidente del Consiglio al Pri Giovanni Spadolini e e spianò la strada al Fanfani V, durato appena 8 mesi.

Sono lontani i tempi dell’Avanti diretto dal poi fuggiasco Valter Lavitola, oppure i tempi dei supersprechi di Roberto Villetti. Proprio a proposito di quest’ultimo, il quotidiano ‘Libero’ un paio di anni fa pubblicò un non meglio specificato dossier in cui si denunciava una gestione fallimentare di Villetti, poi divenuto parlamentare dello Sdi sino alla scorsa legislatura, il quale diresse il quotidiano socialista dal 1989 al 1992.

“In soli tre anni – si legge – la perdita di gestione balza da 7 miliardi e 800 milioni nell’89 a 19 miliardi e 800 milioni nel ’92. L’indebitamen – to, per il raddoppio dei costi di fornitori e banche, supera i 40 miliardi. Il capitale crolla da 950 milioni a meno 3 miliardi e 800 milioni… la sede del giornale è stata ristrutturata senza motivo da cima a fondo con una spesa di tre miliardi: pavimenti e parquet, arredo rinnovato da architetti con scrivanie da cinque milioni l’una, bagni rifatti due volte nel giro di un mese comprese le piastrellature. Per il direttore un nuovo ufficio staccato dalla redazione, bagno personale con doccia e telefono e una cucina con dispensa sempre rifornita e utilizzata anche dagli amministratori: spesa per approvigionamento, quattro milioni al mese. Il borderò per i collaboratori ha sfondato il tetto di un miliardo e mezzo. Tra le firme eccellenti, quella dell’attuale segretario del Psi, Ottaviano Del Turco, con un compenso di 400.000 lire per ogni corsivo di trenta righe (lo stipendio mensile di un operaio era di circa un milione di lire, ndr)”. (BLITZ)

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