Per scovare gli evasori, si rischia di dimenticare la privacy. A sollevare il problema, legato soprattutto al decreto salva-Italia, è il Garante per i dati personali Francesco Pizzetti: «Stiamo consentendo alla Agenzia delle entrate di avere e incrociare informazioni molto al di là delle normali funzioni di un soggetto incaricato del controllo ai fini fiscali». Secondo Pizzetti tutto questo è «accettabile» solo in nome della lotta all’evasione fiscale, ma una volta raggiunto il risultato, è necessario pensare al «rientro da una forma di controllo così incisiva». «L’Agenzie delle Entrate ha un grandissimo numero di informazioni da tempo», ha spiegato il Garante ai giornalisti, parlando nel corso di un convegno sulle intercettazioni.
Le notizie disponibili sono «aumentate negli ultimi anni», soprattutto «dal 2009 al 2011», «con provvedimenti dettati dall’emergenza», e che le hanno permesso di conoscere le intestazioni delle utenze, ma anche dei conti correnti bancari e dei contratti assicurativi. Ora però, con il decreto Salva-Italia, ha spiegato Pizzetti, «si è fatto un salto di qualità molto forte»: si è passati da un controllo statico (notizie sulle intestazioni dei conto correnti) a uno «dinamico», visto che riguarda i «movimenti dei conti bancari».
«È la differenza», ha spiegato con un esempio il garante, «che passa tra sapere che sono proprietario di un’automobile e sapere che uso ne faccio». Tutto questo, ha detto, «implica un controllo sui comportamenti, segno dall’assoluta emergenza che rappresenta la lotta all’evezione fiscale e accettabile solo nella consapevolezza che si tratta di un’assoluta priorità». «L’auspicio dell’Autorità garante», ha concluso, «è che il successo nella lotta all’evasione fiscale possa consentire il rientro da una forma di controllo così incisiva»; insomma che una volta raggiunto il risultato,il legislatore ridefinisca la questione, tornando «a forme più accettabili» di raccolta dati da parte della Agenzia delle Entrate.