RAI: DISACCORDO AI VERTICI E SINDACATI IN RIVOLTA

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La Rai sembra scissa in due mondi paralleli. Mentre gli alti vertici dell’azienda e del governo pensano a modificare l’assetto dirigenziale, i normali lavoratori rischiano di perdere il posto a causa del piano anticrisi proposto dal dg, Lorenza Lei, e approvato qualche settimana fa dal cda.
Ma andiamo per ordine. La Rai ha bisogno di una governance che elimini i blocchi decisionali del cda, ma quest’ultimo non riesce a mettersi d’accordo per una nuova strategia governativa. La recente proposta di Monti che si sostanzia in un cda di soli 3 membri e in un dg con ampi poteri piace solo alla metà Pd del Consiglio. Nino Rizzo Nervo, consigliere Pd, è favorevole ad una semplificazione che assicuri «efficienza ed economicità di gestione». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il vicepresidente in Vigilanza Rai, Giorgio Merlo, che invita ad una rapida riforma della legge Gasparri. Anche Fabrizio Morri, capogruppo Pd in Vigilanza, è solidale col premier. «Sì al supermanager per una Rai più efficiente e sì anche a un Cda più snello» afferma Morri che, a differenza di Monti, farebbe eleggere i consiglieri dal Parlamento. Dall’altra parte del cda il Pdl resta distante. All’ex maggioranza piacerebbe il mantenimento dello “status quo” fino al 2013 (i malpensanti insinuano che l’attuale struttura assicurerebbe al Pdl una campagna mediatica per le prossime elezioni). Alessio Butti ha lanciato una provocazione: «Quanto alle interferenze governative nelle decisioni della Rai e al recente colloquio Monti, Garimberti, Lei sarei stato curioso di vedere le reazioni se a incontrare dg e presidente Rai fosse stato Berlusconi, e se poco dopo fosse stato silurato il direttore, che so, del Tg3», dichiara il capogruppo Pdl in Vigilanza.
E il terzo polo? Per Roberto Rao, Udc, il consiglio deve darsi da fare subito e bene; altrimenti il governo deve agire. Si è espresso anche Pachi Pardi, Idv. Il “dipietrista” è contro la cura Monti in quanto i tre consiglieri nominati dai presidenti del Consiglio, della Camera e del Senato consegnerebbero il potere alla maggioranza.
Mentre nelle “sale dei bottoni” si discute su alte questioni dirigenziali fuori la sede di Viale Mazzini monta la protesta. Il piano di tagli proposto dalla Lei non piace ai lavoratori che, a loro dire, sarebbero costretti ad «autoeliminarsi». Pertanto oggi è stato confermato lo sciopero generale del personale non giornalistico. Lunga è la lista dei sindacati che partecipano: Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater e Libersind-ConFsal. I motivi sono tanti: la situazione di Rai Way (su cui grava ancora la “spada di Damocle” di una possibile vendita), l’impoverimento del palinsesto, la riduzione delle capacità editoriali e produttive (con relativo calo di inserzioni pubblicitarie). I sindacati chiedono il rinnovo del contratto nazionale che prevedeva la regolarizzazione di migliaia di precari; una promessa rimasta sulla carta che ha dato inizio ad una “class action” dei lavoratori. I lavoratori accusano la Lei di aver ripreso il piano di smantellamento iniziato nel 2010 dal precedente dg Mauro Masi; un piano fatto da un «taglio degli investimenti e delle professionalità» che causerebbe un processo di «lenta ed irreversibile desertificazione aziendale». I sindacati chiedono una razionalizzazione delle risorse con una riduzione di costi inutili e non la classica “mannaia” sulle classi più deboli.
Dunque oltre alla revisione della legge Gasparri i vertici Rai dovranno occuparsi anche dei problemi dei lavoratori “normali” che costituiscono la struttura portante dell’azienda del Tesoro.
Egidio Negri

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