«Nessuno ha mai parlato di abolizione degli ordini. Liberalizzare non vuole dire consentire a chiunque di fare l’avvocato ma eliminare gli ostacoli eccessivi all’esercizio delle professioni». Lo ha affermato oggi il ministro Guardasigilli Paola Severino nell’audizione in commissione Giustizia al Senato. In ogni caso «liberalizzazione non deve voler dire abbassare la qualità», ha precisato il ministro riferendosi al lavoro dei professionisti. In realtà importanti novità sono in arrivo per tutti gli ordini professionali, così come stabilito dalla legge di stabilità 2012 n.183, approvata in via definitiva dal Parlamento il 12 novembre 2011.
Il provvedimento in questione prevede numerose riforme riguardanti vari settori; pacchetto lavoro, pensioni, dismissioni del patrimonio pubblico, nuove norme per la velocizzazione delle opere pubbliche necessarie alla realizzazione delle infrastrutture energetiche strategiche, riforma degli ordini professionali con l’abolizione delle tariffe minime. La riforma degli ordini professionali, nello specifico, dovrebbe essere approvata definitivamente attraverso un decreto del Presidente della Repubblica, entro la fine del 2012. Ma la legge di stabilità già introduce importanti novità. Prima di tutto c’è la possibilità di costituire società per l’esercizio di attività professionali regolamentate dal sistema ordinistico. Sarà un regolamento del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dello sviluppo Economico a disciplinare i criteri e le modalità affinchè l’esecuzione dell’incarico professionale conferito alla società sia eseguito solo dai soci in possesso dei requisiti per l’esercizio della prestazione professionale richiesta. Inoltre, i professionisti soci sono tenuti a rispettare il codice deontologico del proprio ordine, così come la società è soggetta al regime disciplinare dell’ordine al quale risulti iscritta.
La seconda importante novità è che viene liberalizzato il compenso spettante al professionista con l’eliminazione delle tariffe professionali. Ma ciò non basta a far dormire sonni tranquilli agli ordini professionali che, molto preoccupati per tutto ciò che potrebbe scalfire le loro tutele, allontanano i cambiamenti che la modernizzazione comporta. Essi si pongono dinanzi alla rivoluzione intellettuale, guardandola solo da un lato, quello dei privilegi, o tutt’al più imponendo maggiori obblighi di formazione professionale.
Giuseppina Valerio