COLPO DI SCENA ALL’AGCOM. E SE NEL PERIODO ELETTORELE USCISSE IL PIANO DI ASSEGNAZIONE FREQUENZE?

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Il governo uscente starebbe facendo i salti mortali per concretare l’operazione di pianificazione delle risorse radioelettriche della Sardegna, regione, come noto, test per il primo esperimento italiano di riordino delle frequenze. L’ipotesi, in qualche modo, sarebbe collegata alla vicenda di Europa 7, la nota tv fantasma che aveva adito la giustizia amministrativa per vedersi riconosciuta l’assegnazione di frequenze di cui avrebbe avuto diritto a seguito del (a sua volta contestato) rilascio delle concessioni nazionali del 1999 e che era finita al vaglio della Corte di Giustizia Europea, che aveva riconosciuto il fumus del vantato diritto, così restituendo la palla al nostrano Consiglio di Stato, che dovrebbe ora pronunciarsi in ultimo grado. Senza nuovamente entrare nel merito della complessa vicenda – sulla quale siamo stati in numerose occasioni molto critici, osservando come il caso Europa 7 non costituisse una singolare strabiliante stortura del nostro sistema, ma, piuttosto, una regola non scritta (o forse mal scritta) che aveva stritolato, prima che la rete del signor Di Stefano, migliaia di piccole emittenti locali (anche grazie ad interventi disordinati della magistratura amministrativa e penale), senza che la questione assurgesse alle cronache in egual misura (tanto che, ormai, ci si era assuefatti) – richiamiamo l’attenzione dei lettori sul contenuto laterale del comunicato dell’Agcom che contiene elementi dirompenti a riguardo della questione “Pianificazione ed assegnazione delle frequenze”. Scrive l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni nel proprio comunicato: “Agcom agisce solo sul piano delle regole perché (unico caso in Europa) non ha competenza sui singoli titoli autorizzatori o concessori. Tale competenza – in base all’attuale legge – spetta in via esclusiva al Ministero delle Comunicazioni, cioè al Governo. All’Autorità spetta soltanto far sì che la riassegnazione delle frequenze nella fase di passaggio al digitale – quando verrà fatta dal Ministero competente – sia fondata su criteri obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati; il che significa, tra l’altro, che la riassegnazione non può essere limitata agli attuali utilizzatori. Questo è appunto ciò che è stato fatto col piano di riassegnazione delle frequenze in tecnica digitale per la Sardegna approvato dall’Autorità. Un piano che ha riscosso il consenso unanime di tutti gli operatori. Con tale piano in sostanza sono stati anticipati i criteri guida che la Corte di giustizia detta con la sua sentenza, forzando la legge nazionale per cercare di adeguarla al diritto comunitario. Spetta al legislatore modificare la legge Gasparri ponendo termine al regime transitorio; spetta al Governo accelerare la transizione al digitale. L’Italia è in ritardo rispetto agli altri Paesi nella predisposizione di impianti, nei programmi, nei contenuti. Il che mortifica l’iniziativa e scoraggia gli investimenti tanto intellettuali che di mezzi”. Letto di sfuggita potrebbe sembrare il classico comunicato istituzionale di circostanza, forse un po’ più forte e preciso del consueto, ma nulla di più. Calato, invece, in un contesto più ampio, il monito dell’Agcom potrebbe rafforzare il convincimento – sostenuto in questi giorni da molti operatori – che sia in atto un tentativo di creare un precedente forte (che possa passare indenne da eventuali contestazioni giudiziali, attraverso la piena soddisfazione di tutti gli utenti) destinato ad influenzare le azioni politiche e giuridiche dei prossimi governatori. Se “l’operazione Sardegna” si conclamasse definitivamente prima delle elezioni, sarebbe, infatti, la dimostrazione che una pianificazione delle frequenze in Italia è possibile (quanto meno sul piano televisivo) e necessariamente va perseguita. Certo, non tutte le regioni sarebbero gestibili sul piano radioelettrico come la Sardegna, ma potrebbe essere un buon punto di partenza. Vedremo nei prossimi giorni se ci abbiamo azzeccato. (N.L.)

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