COME CAMBIEREBBERO RAI E MEDIASET SE BERLUSCONI LASCIASSE IL GOVERNO

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«Anche se si batterà tanto sul fatto che il problema è Berlusconi, è quasi impossibile che venga fuori un governo diverso dall’attuale per fare quello che ci chiedono in Europa (…) troppe volte il cavaliere è stato dato per spacciato, ma poi è resuscitato…», ha affermato recentemente il direttore del Tg1 Augusto Minzolini in un suo editoriale. Questa volta esercitare il dono dato a Lazzaro sembra arduo, la crisi è grave e la sfiducia sembra solo una questione di tempo. Cosa cambierà in Rai?
Sono poche le certezze, la fazione filogovernativa rischia grosso, il dg Lorenza Lei e Minzolini in primis, e con loro potrebbe cambiare la linea editoriale di Rai1 e in molti sperano nel ritorno dei grandi espulsi come Santoro, Saviano, la Dandini, ma anche Celentano e Luttazzi. In primavera bisogna costruire il nuovo cda e di sicuro non vedremo in cda Rizzo Nervo, Pertoni e Bianchi Clerici, consiglieri al secondo mandato e quindi non rieleggibili. E in casa Mediaset?
L’impero mediatico del premier ha iniziato già a perdere colpi, le voci sull’addio del suo maggior azionista hanno già bruciato 1,1 mld di euro in Borsa. Preoccupa la fine degli “aiutini” del governo come l’inezia sul conflitto d’interessi, la legge Gasparri, le frequenze gratuite del beauty contest; «senza leggi salva Rete 4, sovvenzioni per i decoder, Iva anti- Murdoch e aste gratuite per le frequenze digitali, far quadrare i conti del Biscione sarà molto più difficile», dicono gli analisti.
Poi c’è la questione della pubblicità. Potrebbe esserci una riedizione della riforma Gentiloni che graverebbe sui ricavi degli spot.
Con il governo Berlusconi c’è stata «una curiosa predisposizione dei grandi inserzionisti privati a privilegiare gli spot sui network di Cologno hanno surclassato negli ultimi anni le performance della Rai. La raccolta di Publitalia ha regolarmente surclassato quella della Sipra. Salvo il 2006 e il 2007, gli anni del governo Prodi, quando Saxa Rubra è riuscita a tenere il passo della rivale», scrive Ettore Livini su Repubblica. Poi c’è la pubblicità istituzionale, promosso dal governo per fini sociali e comuni, che la Rai è obbligata a mandare gratis, ma che il Biscione si fa pagare profumatamente; a Pubblitalia, nel 2010 sono andati 4 mld e 659 mln di euro, il 21, 70% del totale. Infine, c’è la questione Endemol, il produttore del Grande Fratello, in cui Mediaset, azionista al 33%, ha già perso 500 mln. Se a tutto ciò aggiungiamo l’oramai endemica crisi delle tv generaliste il futuro di Mediaset si preannuncia problematico.
Di sicuro Berlusconi, una volta libero dagli impegni di governo, non si annoierà.
Egidio Negri

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