Tempo fa, in un provvedimento, l’Agcom affermava che il Tg1 del 28 agosto del 2007 “ha leso il diritto dell’onorevole Maurizio Turco e del Partito Radicale a non vedersi disconosciuta la paternità delle proprie azioni. Tale considerazione è avvalorata anche dalla circostanza che l’emittente, nel non indicare nell’on. Maurizio Turco e nel Partito Radicale i soggetti italiani che hanno richiesto un intervento dell’Ue in merito alle agevolazioni fiscali concesse in Italia alle attività commerciali facenti riferimento alla Chiesa cattolica, tuttavia, nel riportare oltre alla posizione della Chiesa cattolica, quella di due rappresentanti del mondo politico tra i quali l’on. Paolo Cento e non quella di chi ha presentato formale segnalazione alla Commissione europea, ha ancor di più creato degli ostacoli alla corretta esplicazione della personalità politica dell’on. Maurizio Turco ed in genere del Partito Radicale, sacrificando la verità ideologica e/o politica di tali soggetti”. Per questo motivo il Tg1 doveva “entro 24 ore dal provvedimento, dare corso alla richiesta di rettifica dei Radicali in fascia oraria e con il rilievo corrispondenti a quelli delle quattro edizioni che hanno dato origine alla lesione degli interessi”. La Rai ha deciso di presentare ricorso al Tar. Con ordinanza, la III sezione Ter del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, presieduta da Italo Riggio, ha stabilito che “il ricorso, pur nella opinabilità delle questioni prospettate, appare assistito da sufficienti elementi di fumus boni iuris, in quanto il diritto di rettifica presuppone che del richiedente siano state trasmesse immagini od attribuiti atti od opinioni od affermazioni contrari a verità, e ritenuti lesivi dei suoi interessi morali o materiali” e dunque nel “caso di specie non sussistono tali presupposti, in quanto i soggetti richiedenti la rettifica lamentano proprio l’incompletezza asimmetrica dell’esposizione fatta nelle trasmissioni”.
Vincenza Petta