DDL INTERCETTAZIONI/ FINI: «MIGLIOR LEGGE PER L’INTERESSE PERSONALE DI QUALCUNO»

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Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, dalla convention di Palermo del suo partito Fli, infiamma i toni già accesi del dibattito sul disegno di legge che mercoledì prossimo sarà al voto nell’aula di Montecitorio. «La maggioranza e il premier vogliono far passare la cosiddetta legge bavaglio, per impedire all’opinione pubblica di essere informata sulle vicende in cui è coinvolto il capo del governo, se amasse davvero l’Italia, dovrebbe fare un passo indietro», ribadisce l’ex leader di An rivolgendosi direttamente a Berlusconi. Ed ha poi aggiunto, lapidario: «Un giorno serve il processo breve, un altro quello lungo a seconda di quello che conviene». Immediata è stata la replica dalle fila del Pdl, i cui capigruppo hanno ancora una volta posto l’accento sull’uso improprio del ruolo istituzionale dimostrato dal leader del partito Fli. Quella di Fini è una «contraddizione esplosiva», sostiene Fabrizio Cicchitto, in quanto il presidente della Camera interviene «come capo partito su quello che avviene a Montecitorio addirittura per condannarlo». «Le sue sono uscite infelici», ha sentenziato Maurizio Gasparri. In parte già anticipando lo scontro preventivato in aula nei prossimi giorni. Oggetto del contendere sono in particolare le norme che introducono il carcere per i giornalisti rei di pubblicare stralci, riassunti o semplicemente di divulgare il contenuto di intercettazioni anche se non più coperte dal segreto istruttorio. All’annuncio del relatore Enrico Costa (Pdl) di essere pronto a «modificare» la norma incriminata, il suo collega Maurizio Paniz, membro della commissione Giustizia del partito e capogruppo Pdl in Giunta per le autorizzazioni a procedere, ha rilanciato definendo l’eventuale diffusione di notizie «riservate» un illecito «grave» che «non può non essere penalmente sanzionato in modo significativo anche con una pena edittale detentiva». A metà settimana si vedrà quale delle due posizioni avrà il sopravvento mentre lo spettro di un possibile voto di fiducia sembra essere stato allontanato del tutto. Anche perché all’interno del Pdl si palesano non pochi dissensi al testo, da ultimo quello manifestato da Gaetano Pecorella: «La parola non può essere messa dietro le sbarre. Anche quando vada oltre i limiti, l’esercizio della libertà di stampa non può essere colpito con il carcere».
(Il Sole24ore)

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