AGENDA DIGITALE: ACTION!/ A CAPRI SI È DISCUSSO SULLE PROSPETTIVE DELL’INNOVAZIONE IN ITALIA

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Un convegno quello organizzato da Between s.p.a e tenutosi a Capri tra ieri ed oggi, che è stato sede di confronto tra alcuni stakeholder di settore chiamati ad indagare sugli attuali profili della digitalizzazione nel nostro paese, al fine di proporre le strategie di investimento più adeguate per lo sviluppo e la crescita.
Numerosi sono stati gli argomenti trattati. Sul ruolo degli operatori delle telecomunicazioni nel nuovo ecosistema digitale, Giuseppe Jannelli (Accenture, azienda globale di consulenza in servizi tecnologici ed outsourcing) non sottilizza: «Il futuro è nei dati. Le telco devono trasformarsi [..]Gli operatori di successo saranno quelli che avranno attuato di qui a cinque anni profondi cambiamenti nelle strategie e nel modello di business». Secondo il responsabile Communications, Media and Technologies, basterebbe in sostanza che entro il prossimo quinquennio i ricavi da traffico dati superino quelli da voce fino a sostituirli per il 100% con il traffico della rete. Il posizionamento per le Telco andrebbe dunque stimolato nel mercato dell’Ict, «sfruttando le opportunità generate da internet e dalla molteplicità dei dispositivi disponibili».
Sul fronte investimenti nelle infrastrutture e nello sviluppo di servizi innovativi, l’Ad di BT Italia, Corrado Sciolla, suggerisce di puntare tutto sulle Ngn (le reti di nuova generazione), partendo dalle aree industriali così da favorire la competitività del Paese. La fibra ottica «è fondamentale per i servizi innovativi quali il cloud e le videoconferenze». Poi insiste sulla necessità di incentivare gli operatori ad investire e a garantire eguali condizioni di accesso al mercato e chiosa: « Asstel propone di utilizzare i soldi in esubero dall’asta Lte per andare a coprire i distretti industriali in un’ottica di abbattimento del digital divide».
In merito all’ipotesi di creare una società della rete assegnando a quest’ultima il surplus di circa 770milioni scaturiti dall’asta delle frequenze 4G, ancora più puntuale è stato l’Ad di Telecom Italia, Marco Patuano: «Una società della rete c’è già e si chiama Infratel. La rete e l’ultrarete servono nei distretti industriali o per portare la fibra al servizio dell’Lte».
Sulla banda larga (broadband fisso e mobile) ed il futuro in Italia di una “networked society” si sofferma Nunzio Mirtillo, Presidente di Ericsson Telecomunicazioni: «Le tecnologie ci sono, quello che serve è una maggiore volontà di rendere efficienti alcuni processi [..]Oggi ci sono oltre 5 miliardi di abbonati alla telefonia mobile e sono 700 milioni gli utenti connessi al broadband in mobilità. Arriveremo a 5-6 miliardi nei prossimi 5 anni. L’Lte non è una rivoluzione ma un’evoluzione. Giappone, Paesi nordici e America sono in pole position. L’Italia era prima negli anni 90 con il Tacs e il Gsm: abbiamo perso la leadership ma non è necessariamente un danno, potrebbe essere un vantaggio», trattandosi di un mercato in continua evoluzione.
Mobilità, banda larga e cloud computing (la gestione online delle applicazioni e delle attività offline) sarebbero dunque i tre obiettivi da colpire per realizzare una connected society che passi però, sempre secondo Mirtillo, anche attraverso reti Ip di quarta generazione che consentano «di costruire l’accesso comune fra fisso e mobile» mediante un trasporto condiviso. Il che, se ne deduce, implicherebbe una razionalizzazione del sistema delle reti attraverso un’offerta variegata per il consumatore sia sul fronte voce che su quello dati, garantendo una qualità paritaria nel servizio.

Manuela Avino

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