Dopo la sua lunga apparizione nella nuova trasmissione
di Enrico Mentana Bersaglio nobile, sono in molti a
chiedersi chi sia veramente Valter Lavitola, l’ex direttore
dell’Avanti (radiato dall’Ordine dei giornalisti) e socio
“impresentabile” di Silvio Berlusconi. Latitante in Sudamerica,
ricercato per la vicenda Tarantini, Lavitola era lo scorso
anno con la delegazione ufficiale dei premier in Brasile e a
Panama, non si sa bene a quale titolo. Era a Santa Lucia per
cercare di incastrare Gianfranco Fini sull’appartamento di
Montecarlo. Era anche incline – di questo lo accusano i
giudici – a mettersi in tasca una parte dei 500 mila euro
disposti dal premier perché li consegnasse a Gianpaolo Tarantini
per le note vicende delle escort.
Uomo dalle mille facce e dai mille mestieri (giornalista,
uomo d affari internazionale, vitellone, faccendiere,
imprenditore ittico, consigliere del governo, detective,
tutore dei coniugi Tarantini), Lavitola viene descritto
come l’idolo nascente della bricconeria come stile di vita,
l’eroe di un’Italia sempre più incanaglita e sfacciata nei confronti
delle leggi oppure come «la più straordinaria maschera
italiana salita nell’ultimo decennio agli onori della cronaca».
Ricercato dalla Polizia è andato in tv, di fronte a “mastini”
della cronaca giudiziaria come Carlo Bonini, Corrado
Formigli, Marco Travaglio e Marco Lillo. Con la sua faccia
da impunito li ha tenuti in scacco, forse si è servito della
trasmissione per mandare messaggi in codice. Si è detto
certo che presto la giustizia dimostrerà la sua innocenza ma,
intanto, preferisce starsene al sicuro a Panama. L’uomo è
scaltro, ma è anche la rappresentazione più convincente
della ribalderia trionfante nel nostro Paese.
Aldo Grasso (Oggi)