«La nuova proposta della maggioranza di Governo sulla legge cosiddetta intercettazioni, allo stato, appare ingannevole: una piccola furbizia con trucco. L’acquisizione dell’idea di udienza-filtro, attraverso la quale selezionare le intercettazioni destinate a essere rese pubbliche che fa parte delle proposte Fnsi, è assolutamente indeterminata nei modi e soprattutto nei tempi e, ancora una volta, rimandata a un successivo decreto del Governo, mentre nel frattempo si fa scattare un insopportabile e ingiustificabile black out su come procede un’inchiesta». E’ quanto dichiara in una nota il segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi.
«Altro sarebbe stabilire, per esempio, che l’udienza-filtro si debba tenere entro 5 giorni dal deposito degli atti. E in ogni caso – prosegue Siddi – va sempre ricordato che il diritto di informazione prescinde dalle notizie di reato. Se negli atti di inchiesta giudiziaria sono contenuti fatti o elementi di pubblico interesse di cui un giornalista venga a conoscenza esiste sempre il dovere di leale pubblicazione nel rispetto del diritto dei cittadini ad una libera informazione».
«Quanto sta avvenendo nel dibattito politico sulle intercettazioni – se vogliamo la stessa furbata dell’emendamento lo dimostra – indica quanto sulla materia, sul bilanciamento del diritto dei cittadini ad una giustizia amministrata secondo Costituzione e a una informazione che assicuri un diritto fondamentale di conoscenza, non si possa continuare ad agire con scelte arroganti e propagandistiche nell’interesse di uno o di pochi potenti. L’operazione in corso – che continueremo a contrastare con ragionevolezza e determinazione – serve solo ad attenuare problemi giudiziari dei soliti noti – continua il segretario generale della Fnsi – e non ad allargare l’area delle libertà di tutti e a recuperare – come è indispensabile – una salda fiducia nelle istituzioni. Per queste ragioni domani giornalisti, cittadini e rappresentanti di associazioni, sindacati e movimenti parteciperanno al presidio a piazza del Pantheon per difendere la libertà di informazione dall’ennesimo tentativo di introdurre la legge bavaglio sulle notizie che contano per la vita pubblica».
(Asca)