Inizia oggi la manifestazione itinerante organizzata dall’Usigrai dal nome ‘Riprendiamoci la Rai’ che sta per indicare la voglia di sottrarre il servizio pubblico radiotelevisivo «a quelli che se la vogliono pappare o snaturare». Un’iniziativa condivisa dal presidente della Fnsi Roberto Natale: «Nel 2016 scade la convenzione Rai-Stato: trasformiamola in un’occasione per chiamare a raccolta tutte le energie che ancora credono al servizio pubblico».
La campagna ‘Riprendiamoci la Rai’ è la naturale evoluzione della manifestazione organizzata nel giugno scorso dal sindacato dei giornalisti della tv pubblica al teatro Piccolo Eliseo a Roma. Iniziativa che ha visto adesioni individuali e collettive di sindacati e delle associazioni, con Michele Santoro in platea. Il giornalista è stato evocato da Natale alla presentazione del tour nella sede della Fnsi: «Per chi tifa per il servizio pubblico questo è un periodo di massimo allarme. È difficile rispondere a chi chiede dei motivi per pagare il canone». Natale ha citato «lo svuotamento dei programmi» e la sostituzione, il giovedì, di Annozero con Star Academy nel prime time di Rai2: «Prima ci hanno messo Criminal Minds. Poi le ‘criminal minds’ hanno pensato di mettere Star Academy, nel disprezzo delle risorse economico-finanziarie della Rai. È uno schiaffo all’Italia che vuole sapere e ragionare sulla crisi che stiamo attraversando. Non a caso le reti concorrenti hanno voluto incrementare l’offerta informativa. La Rai ha deciso di fare altro: un suicidio».
«La vicenda Santoro dovrebbe insegnarci qualcosa – ha affermato il presidente Adrai Andrea Lorusso Caputi -. Santoro alla Rai, con diverse vicissitudini, c’è stato tanti anni. La7, trovandosi davanti la possibilità di prenderlo, non l’ha preso. Ma di critiche a La7 per questo ne ho lette poche». «Il servizio pubblico non è di chi ci lavora ma dei cittadini, quindi vanno coinvolti», ha spiegato il segretario generale Snater Piero Pellegrino. «Il 30 per cento degli italiani non paga il canone, ma la maggioranza nel servizio pubblico ci crede ancora». (Ansa)