BEAUTY CONTEST: FREQUENZE GRATIS A MEDIASET? TREMONTI DICE NO

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Doveva essere l’ultimo regalo, la concessione gratuita delle frequenze a Mediaset e Rai. Una partita da chiudere bene e rapidamente. Ma ora qualcosa sembra essersi inceppato: dove è finita la fretta di Paolo Romani per chiudere il Beauty Contest? Il 6 settembre, sono state consegnate le offerte ma mancava ancora la commissione assegnatrice (avevano tutto il tempo di farla nei mesi precedenti). Commissione che arriva otto giorni dopo, il 14, e che si è riunita per la prima volta venerdì.

Che succede? Si possono fare solo ipotesi. Di sicuro c’è che tutta la partita delle frequenze è stata gestita male. E adesso Romani si trova nell’imbarazzo di vedere che l’asta per le frequenze tlc va alla grande, si avvicina ai 4 miliardi di incassi e certifica che ogni frequenza 800 mhz vale mezzo miliardo. E ciò vuol dire che il Beauty Contest sta per regalare 3 miliardi di euro mentre si tagliano servizi, welfare e investimenti. Tutto questo non doveva accadere.
Il piano di Romani non prevedeva l’asta: l’idea era quella di far presto con il Beauty Contest e al tempo stesso chiudere velocissimamente con lo switch off del digitale terrestre dando tutte le frequenze alle locali. In questo modo Mediaset e Rai avrebbero avuto il loro bei cadeau, le locali avrebbero avuto le frequenze con cui fare quel che meglio volevano: trasmetterci in proprio, affittarle, venderle alle telecom. Il passaggio di quella parte pregiata di spettro – che l’Europa ha già deciso debba progressivamente andare tutta alla banda larga mobile – veniva così lasciato in balia della contrattazione privata e dei ricorsi e controricorsi, senza dare a un settore strategico per il paese come le tlc e Internet una guida e certezze sulle quali fondare investimenti miliardari (oltre i costi di asta, ovviamente).

A scompaginare i piani di Romani sono stati la crisi economica e Giulio Tremonti. Al Tesoro serve cassa per appianare il deficit e ridurre il debito e il superministro dell’Economia mette l’asta e 2,4 miliardi di incasso da garantire entro il 2011 nella finanziaria approvata lo scorso dicembre. E’ a quel punto che Romani commette forse il suo vero errore. Che sono poi due. Da una parte decide di continuare gli switch off della tv come se nulla fosse, dando alle tv locali frequenze che il suo collega Tremonti ha appena messo in asta e che quindi dovranno essere sgombrate. Dall’altra, anziché correre con il Beauty Conteste arrivare a presentare il fatto compiuto, si inerpica in bizantinismi nel tentativo di far fuori Sky. E’ vero che il primo blocco al Contest è arrivato da Bruxelles che accoglie il ricorso degli uomini di Murdoch e respinge l’impostazione italiana che voleva tener fuori la pay-tv via satellite dalla partita, ma questa fase si è chiusa un anno fa e già nel novembre 2010 si poteva far partire il tutto.
Ma Romani si impelaga in questioni di reciprocità e altri cavilli nell’estremo tentativo di estromettere Sky dalla “gara”. Non ci riuscirà e si perdono ulteriori mesi, arrivando quindi all’oggi. Resta il fatto che ancora a giugno Romani voleva stringere i tempi, cercando di farsi dare da Bruxelles l’ok a soli 30 giorni di tempo per la presentazione delle candidature. Ma l’Ue ha risposto picche e ha chiesto i classici 60 giorni.

E torniamo ad oggi. Che sta succedendo? Ci sono difficoltà. E’ stato difficile trovare i tre membri della commissione: ci sono stati parecchi “no”. E alla fine si è ripiegato su un tecnico di lungo corso del ministero, Francese Troisi, su un avvocato generale onorario dello Stato che dieci anni fa per qualche mese ebbe l’interim di Garante per l’editoria, nel passaggio da questa Autorithy alla neonata AgCom, Giorgio D’Amato. E infine sul docente universitario Vincenzo Franceschelli, noto alle cronache per aver presentato un anno fa il ricorso di Conto Tv contro Lega Calcio e Sky Italia in merito all’assegnazione dei diritti tv per la Serie A sul satellite. Come si vede non c’è nemmeno un esperto di tv: quali competenze giudicheranno della validità dell’offerta di contenuti dei vari candidati?

Ulteriore problema: le frequenze del Contest non sono libere. Oggi sono variamente occupate (tranne quella di Mediaset, pare) da tv locali. E c’è infine un dato da non sottovalutare: la conclusione del Beauty Contest non basta da solo a far sì che Bruxelles archivi definitivamente l’ipotesi di procedura d’infrazione contro l’Italia per i pasticci della Gasparri. Il commissario alla concorrenza Almunia ha già fatto sapere che valuterà l’esito e se questo esito garantisce una reale apertura del mercato.

Ma quello che è davvero paradossale, a questo punto, è che se si fosse agito con più raziocinio e in modo meno miope si sarebbero potute trovare soluzioni molto più efficaci per tutti, dalle telecom alle tv locali fino alle casse dello Stato e a Mediaset.
(La Repubblica Affari e Finanza)

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