CONTINUA L’UMILIAZIONE DELLA CULTURA IN RAI, MENTRE SI PUNISCONO CON IL CARCERE I VANDALI DI OPERE D’ARTE

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La Rai si sta sbriciolando. Non bastavano i problemi ai vertici, lo stallo delle nomine, la perdita di Annozero e Vieni via con me e Parla con me. Viale Mazzini continua nel suo masochismo ed elimina Passepartout, il programma domenicale di arte e cultura che precede i tg regionali. È lo stesso conduttore, Philippe Daverio ad annunciare la fine.

Il programma era un viaggio critico e non convenzionale nella storia dell’arte, tra musei, mostre e paesaggi, soprattutto italiani, a cui partecipavano numerosi telespettatori, ma non ha resistito alla “mannaia” di Viale Mazzini. Il motivo? Daverio non ha dubbi: “Hanno applicato la stessa logica con cui hanno eliminato il programma della Dandini. Hanno dovuto applicare, insomma, la stessa normativa della spesa pubblica che nel caso della Dandini ha una sua logica in quanto il prodotto poteva essere in parte realizzato dalla Rai. Ma per il nostro programma, realizzato dalla Vittoria Cappelli produzioni, non è possibile immaginare una produzione interna alla Rai perché costerebbe di più”.
Per la stagione in corso erano già pronte una ventina di nuove puntate che rischiano di essere sprecate, mentre andranno ancora in onda le repliche. Lo sottolinea, con rammarico, lo stesso Daverio: “Peccato perché c’erano delle puntate girate in Cina, l’unico contributo della rete nazionale per far conoscere un paese di cui gli italiani non sanno quasi niente. E il programma chiuderà anche se trasmetteranno le puntate vecchie. Hanno 300 repliche da mandare in onda”. Intanto gli affezionati dell’arte protestano utilizzando la rete: è nato su Facebook un gruppo di difesa chiamato “Contro la chiusura di Rai Passepartout”. Le adesioni crescono e i commenti a questa ennesima decurtazione non sono dei più pacati.
Dieci puntate di Passepartout costerebbero circa 300.000 euro, molto meno di reality e varietà, prodotti da esose aziende private, ma che continuano a riempire i palinsesti. Stride l’atteggiamento contraddittorio del governo che si propone di punire severamente chi danneggia l’arte, ma di fatto permette alla maggiore azienda culturale pubblica italiana di eliminare dai propri palinsesti il dibattito critico, il confronto dialettico, la cultura e la stessa arte.
Egidio Negri

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