Spazio ai bilanci di 12 mesi turbolenti per stampa e editoria italiane. Gli argomenti di fine 2014 sono legati soprattutto a pluralismo e libertà d’informazione, ciò che ne viene fuori è piuttosto preoccupante: il settore vive grandi sofferenze, perfino i colossi della stampa (come Repubblica o Corriere della Sera) non vivono un buon momento, e il dibattito di molte associazioni del settore si è incentrato sui finanziamenti per le testate no profit, i settimanali cattolici e i quotidiani locali editi da cooperative di giornalisti. Erano stati promessi 100 milioni, ne sono arrivati 48 dopo un tira e molla durati mesi, ma il fabbisogno di coloro che avevano diritto al fondo per l’editoria resta di 91 milioni di euro. Tutto ciò, tra l’altro arriva a fine 2014 (sui fondi legati al 2013) e mette a rischio la sopravvivenza di molte testate anche per la tempistica: numerosi bilanci che sono già stati chiusi ed approvati rischiano adesso di essere falsati.
Il 2015, quindi, si apre con dei punti interrogativi per oltre 4mila lavoratori diretti, che diventano 16mila considerando l’indotto.
Pluralismo e libertà d’informazione in Italia e nel mondo
Il dibattito di questo 2014 ha visto gli editori scontrarsi contro parte della politica che ritiene uno spreco di denaro pubblico il fondo per l’editoria: è giusto supportare la stampa con risorse collettive invece che affidare lo sviluppo dell’informazione alla concorrenza di mercato? In quest’ottica si colloca, infatti, la proposta presentata alla camera da parte del Movimento 5 Stelle. Il testo proposto da Giuseppe Brescia punta a rimuovere i contributi governativi ai giornali che avrebbero l’obbligo di pubblicare avvisi, bandi, concorsi promossi dalle amministrazioni locali.
Tuttavia tutti i Paesi europei, così come anche gli Stati Uniti, prevedono misure di sostegno alla stampa. L’Unione Europea, nella sua Carta dei diritti fondamentali indica all’art. 11 l’obbligo degli stati di tutelare il pluralismo. In Italia, invece, negli ultimi anni decine di testate hanno chiuso e chi ancora lotta per la sopravvivenza sente forte il rischio che l’intero settore venga cancellato.
Del resto sono anni ormai che l’editoria italiana non si affida esclusivamente al sostegno pubblico, tuttavia il finanziamento serve proprio a tutelare la libertà dell’informazione, così come garantisce il diritto di tante comunità ad avere una propria voce autorevole ed autonoma.
Il dibattito sul pluralismo nel 2014:
Renzi: il giornalismo ha funzione sociale, ma deve adattarsi ai tempi
M5S: Abolire il fondo all’editoria. Organi d’informazione e associazioni di settore non ci stanno
Legge sull’editoria: riforma necessaria, senza sostegno addio al pluralismo
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