Antitrust europeo ma non solo, tutte le ultime grane di Google

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Due procedure aperte dall’Antitrust europeo contro Google sono solo l’ultima parte di una lunga lista di vicende giudiziarie e grane di vario genere che hanno coinvolto negli ultimi anni il colosso di Mountain View

Google nel mirino dell'Antitrust Ue
Google nel mirino dell’Antitrust Ue

Il rischio concreto che Google sia costretto a pagare una maxi-multa miliardaria in caso di condanna per le accuse mosse dall’Antitrust europeo c’è. Sono due le procedure formali aperte contro la società fondata da Larry Page e Sergey Brin. Mountan View sta già affrontando, come ha fatto anche in passato, altre vicende simili, come ad esempio quella dei “click truccati” puniti con una multa da 90 milioni di dollari: nel marzo del 2006, Google annuncia di aver accettato il pagamento dei suddetti 90 milioni (tra spese legali e rimborsi di vario titolo) per chiudere un contenzioso sul cosiddetto “click fraud”, un meccanismo che penalizzava gli inserzionisti pubblicitari ai quali erano state applicate commissioni più elevate del dovuto. Quella del 2006 fu solo l’inizio, la cosiddetta punta dell’iceberg.

Il contenzioso sulla privacy
Nel 2012 nasce il contenzioso che oppone la Ue a Google sulla questione privacy. Le autorità dei 27 Stati membri analizzano la privacy policy di Mountain View per stabilire se sia in linea con i requisiti fissati dalle direttiva europea sulla protezione dei dati. Al centro dell’attenzione, in particolare, il fatto che Google tenga per sé la possibilità di incrociare in via generalizzata i dati degli utenti che utilizzano i diversi servizi offerti (da Gmail a YouTube a Google Maps). Al motore di ricerca californiano erano stati chiesti correttivi, che però poi lo stesso Google aveva disatteso.

Lo scontro su Google News
L’editoria europea chiede da tempo a Mountain View un contributo per l’utilizzo dei contenuti realizzati dai vari editori indicizzati attraverso il motore di ricerca. L’approvazione in Germania dell'”ancillary copyright” ha espresso il consenso di centinaia di editori tedeschi a mantenere inalterato lo stato delle cose (ossia restare in Google News senza ricevere compensi), mentre in Francia è stato siglato un accordo per l’istituzione di un Fondo che finanzi progetti innovativi di editoria digitale per un massimo di 60 milioni in tre anni. In Spagna invece è scoppiato un vero e proprio scontro e dallo scorso 16 dicembre il servizio ha dovuto chiudere i battenti nella penisola iberica. La decisione della società californiana, che non ha precedenti, deriva dalla nuova legge sulla proprietà intellettuale varata in Spagna ed entrata in vigore nel gennaio di quest’anno. In base alle nuove norme, Google avrebbe dovuto pagare le aziende editoriali per l’utilizzo dei contenuti da queste prodotti e veicolati tramite Google News. Una procedura inaccettabile per Montain View che per questo ha preferito chiudere il servizio (per maggiori dettagli leggi l’intera vicenda qui).

Antitrust Usa e fisco Ue
A inizio 2013, dopo oltre 20 mesi di indagini, l’Antitrust statunitense ha chiuso il caso aperto nei confronti del motore di ricerca allo scopo di verificare se il suo modello di business violasse le norme antitrust americane. Google ha offerto maggior flessibilità ai pubblicitari nella gestione delle loro campagne con i siti rivali e ciò ha facilitato il via libera della Federal Trade Commission.
In Europa invece a novembre 2014 la Commissione Ue ha proposto di rivedere la direttiva sulle sedi sussidiarie allo scopo di impedire che il trasferimento di profitti tra aziende e loro filiali in altri Paesi venga utilizzato per evadere il fisco in più Paesi. Si tratta di un problema che esiste, come afferma il commissario alla fiscalità Algirdas Semeta, non solo tra i grandi nomi ma anche tra molte altre aziende che usano questi schemi per evadere le tasse.

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